giovedì 28 ottobre 2010

FAMIGLIE AL CINEMA

             

In  America

Regia di Jim Sheridan
Usa, 2002
Sceneggiatura:
Naomi Sheridan ,Kirsten Sheridan ,Jim Sheridan
Interpreti principali: Sarah (Samantha Morton), Johnny (Paddy Considine),
Christy e Ariel (Sarah ed Emma Bolger)


Ecco un film per famiglie, diretto da un padre che lo ha scritto insieme alle sue due figlie e dedicato   alla memoria di Frankie, il fratello del regista stroncato da un tumore al cervello a 17 anni. Nel racconto in parte autobiografico, Frankie è invece il nome dell'infante cerebroleso caduto dalle scale accidentalmente e della cui morte i genitori non riescono a farsi una ragione. Johnny e Sarah, insieme alle figlie Christy e Ariel, decidono di lasciare l'Irlanda e di partire per gli Stati Uniti, alla ricerca di una vita nuova. Le periferie americane della New York degli anni '80 sono raccontate attraverso lo sguardo onnipresente della piccola Christy, munita di telecamera sempre accesa e pronta a cogliere i segni dell'angoscia circostante. Il racconto si snoda attraverso le vicende quotidiane della famiglia immigrata che deve sopportare diffidenza, povertà e degrado sociale, nella più radicale solitudine, fino a quando non comparirà, provvidenzialmente, Mateo. La notte di Halloween le due bambine vestite da angioletti bussano alla porta di un omone dalla pelle scura che le accoglie gentilmente e mostra loro i suoi inquietanti dipinti. Abitando nello stesso condominio, nasce un'amicizia anche con i genitori che saranno aiutati a elaborare il lutto e a riscoprire la gioia del parto (l'uomo nero, come un oracolo, continua a ripetere: “Il bambino porterà la sua fortuna”). L'idea che sorregge magistralmente tutta l'opera è questa: la famiglia è un'alleanza d'amore unica, la sola capace di rimarginare le ferite più profonde del nostro animo. A una condizione però, che divenga spazio di accoglienza, incontro anche con tutto ciò che famiglia non è: senzatetto, drogati, malati di aids, disperati d'ogni risma con cui gli irlandesi entrano in contatto e ai quali sanno sempre donare attenzione e affetto. Il regista cattolico Jim Sheridan, emigrato in USA a 32 anni, restituisce i colori, i suoni e le emozioni della scoperta dell'America attraverso la memoria delle figlie piccole e mostra come una famiglia unita possa, anche nell'ambiente più triste, stringere legami e tessere relazioni. A parte una scena di ritrovata passione tra i coniugi, girata con poco pudore e non adatta ai bambini, la qualità della pellicola, giudicata troppo sentimentale da certi critici senza cuore alla Anton Ego, sta soprattutto in uno stile realistico che non si ferma al fatto bruto ma ne sa cogliere i risvolti simbolici e metafisici. Christy, la cui radice del nome non è casuale, considera ormai Frankie un angelo che li assiste dal Paradiso e lo prega. Sempre lei dona il sangue per la sopravvivenza del nuovo fratellino, dopo aver rimproverato il padre della scarsa attenzione nei suoi confronti perché troppo chiuso nel suo dolore. Dice infatti a un certo punto di sé stessa: “Da anni porto il peso di questa famiglia!”. Dopo aver esorcizzato il misterioso Mateo semplicemente con un sorriso, è ancora l'undicenne Christy a indicare al padre la via per liberarsi dal senso di colpa, puntando il Cielo dove Frankie vive. Come ci ricorda il Papa: “La famiglia è fondamento della società anche per questo: perché permette di fare determinanti esperienze di pace. Ne consegue che la comunità umana non può fare a meno del servizio che la famiglia svolge. Dove mai l'essere umano in formazione potrebbe imparare a gustare il «sapore» genuino della pace meglio che nel «nido» originario che la natura gli prepara? Il lessico familiare è un lessico di pace”(Giornata Mondiale della Pace 2008).
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Luca

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