giovedì 14 ottobre 2010

Paideia

«Si potrebbe quasi dire, come è stato argutamente osservato, che il cristiano è sempre, per definizione, un intellettuale, anche quando si tratta di un contadino analfabeta, perché gli è comunque richiesto - ovviamente nei limiti e nei modi appropriati alle sue capacità intellettuali - di conoscere e comprendere un credo
Leonardo Lugaresi - © L’Osservatore Romano

Il prof. Lugaresi, docente di Filologia classica e medievale, spiega con acume l’importanza peculiare del «Lògos Protrettico, Pedagogo e Didàskalos» nel cristianesimo. In altre parole, Dio si è rivelato come un Padre che vuole salvare l’umanità anche con la pazienza dell’educazione, della pedagogia, della didattica.
Se ne accorsero, ad esempio, già i greci e già con Socrate - e anche prima.
Ma quasi mai i cristiani considerano l’importanza delle humanae litterae: «Come lamenta Clemente Alessandrino, “a quanto pare, i più di coloro che si fregiano del nome (di cristiani), come i compagni di Ulisse, coltivano il Lògos rozzamente: essi passano oltre, non alle Sirene, ma al ritmo e alla melodia, essendosi turati le orecchie per ignoranza, giacché sono persuasi che non ritroverebbero più la via del ritorno una volta porto orecchio alle dottrine greche”».
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silvio

1 commento:

Riccardo ha detto...

La cosidetta "de-ellenizzazione" del cristianesimo, molto in voga in ambienti protestanti americani. Che, come sempre, si danno la zappa sui piedi.