lunedì 11 ottobre 2010

FAMIGLIE AL CINEMA




L'UOMO SENZA VOLTO
regia di Mel Gibson
Usa, 1993
Interpreti principali: Mel Gibson (Justin McLeod), Nick Stahl (Chuck Norstadt).
Tratto dal romanzo di Isabelle Holland


Chi è l'uomo senza volto ? Il professore sfigurato che vive da eremita nella sua villa misteriosa  oppure l'adolescente in affannosa ricerca d'identità, strapazzato ora da una madre che colleziona matrimoni falliti, ora da due sorelle litigiose e insofferenti ? Il primo e sconosciuto film di Mel Gibson regista, qui anche protagonista, andrebbe riscoperto e proposto per un'ampia riflessione sulle questioni pedagogiche che sa affrontare sapientemente. Ambientato nell'estate del 1968 a Cranesport, sulle coste del Maine, il film narra l'incontro tra il prof. McLeod e Chuck, dodicenne che aspira a entrare nell'Accademia Navale e ha bisogno di qualcuno che lo prepari per la selezione. Il ragazzo non ha mai conosciuto il padre e soffre di ansie che lo inebetiscono. La pellicola ha il pregio d'invitare lo spettatore a porsi domande cruciali: cos'è l'educazione? Cosa significa insegnare? Chi è 'maestro'? Se è vero che educare vuol dire “estrarre, tirare fuori, condurre fuori, prendere con sé [...] quindi consiste tanto in un crescere quanto in un ricevere aiuti per il processo di crescita, ed ha come contenuto l’insieme ordinato delle qualità umane” (Giuseppe Fioravanti, Pedagogia dello studio, 2003), McLeod incarna proprio il ruolo dell'educatore che, attraverso le discipline insegnate, sa indicare la pratica delle virtù cardinali e teologali, come si direbbe con terminologia classica. Prima d'iniziare le spiegazioni, fa scavare buche allo studente per poi subito ricoprirle. Chuck sbuffa perché gli sembra tutto inutile, ma intanto obbedisce e questo è il primo passo per imparare ad ascoltare. Commovente la recitazione del famoso monologo di Shylock (“Il mercante di Venezia”) in cui il docente interpreta l'ebreo che rivendica la propria dignità e il diritto ad essere trattato con giustizia e misericordia. L'allievo è affascinato, rapito, toccato nell'intimo anche perché nessuna sua domanda viene censurata: dai primi pruriti sessuali ai dubbi sulle intenzioni del solitario insegnante. Su tutto però domina il richiamo alla sincerità con sé stessi e con gli altri e alla perseveranza che si acquisisce con lo studio. E' presente anche uno dei temi costanti del cinema di Gibson: la necessità del sacrificio del protagonista affinché la verità si affermi, evidente matrice cristiana del suo stile, meditativo e a volte malinconico. In fondo il regista ha ben intuito che una relazione educativa riuscita deve possedere tutte le caratteristiche della paternità così come, ad esempio, le ha analizzate lo psicanalista Claudio Risé in un testo che ha fatto scuola: “Il padre trasmette l'insegnamento della ferita perché la sua prima funzione psicologica e simbolica è quella di organizzare, dare uno scopo, alla materia nella quale il figlio è rimasto immerso durante la relazione primaria con la madre […] Per questo il padre infligge la prima ferita, affettiva e psicologica, interrompendo la simbiosi con la madre e proponendo, da quel momento, allo sviluppo del bambino una direzione, uno scopo, una prospettiva” (Il padre. L'assente inaccettabile, 2003). Nella sequenza finale lo sguardo felice di Chuck è il compimento di una vocazione, raggiunta anche grazie a un maestro-padre che ha saputo donargli una poesia al momento giusto: “I tenaci vincoli della terra ho reciso/e ho danzato lieto nell'aria sopra ali d'argento/[...] Ma lassù tutto è silenzio./Ho spento i motori e percorrendo spazi inviolati di paradiso/la mano ho messo fuori/e di Dio ho sfiorato il viso”.
***

Luca

2 commenti:

silvio ha detto...

Fantastiche queste recensioni!
Gibson è un grande.

roberto ha detto...

Molto bravo è Luca un ottimo acquisto