Presentato un emendamento in Polonia: introduzione del reato di «glorificazione del comunismo».
Lo so è da non credere. Bisogna rileggere la frase più volte, perché sembrava un’utopia ancora lontanissima dalla realizzazione: un crimine sventolare il simbolo della falce e martello; un crimine canticchiare l’Internazionale.
Il fratello, poi, del Presidente polacco, Jaroslaw Kaczynski, ci fa sognare: «Nessuna immagine del comunismo ha diritto di esistere in Polonia. Il comunismo e il suo sistema genocida deve essere comparato al nazismo».
Sentite che musica soave viene da un cronista: «Il punto centrale è dimostrare che non vi è nulla di romantico o di divertente nel comunismo».
Seguirà l’Italia, feudo rosso d’antica tradizione, l’esempio di cotanta civiltà?
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