domenica 1 novembre 2009

Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum

A proposito di morte, riesumo qualche mia considerazione teologica di qualche anno addietro.

Morire non è difficile. È impossibile. O meglio, è assai più facile che un cammello passi per la cruna di un ago.

Parlo del morire per non incorrere nel rimprovero di Blaise Pascal: «Gli uomini, non avendo nessun rimedio contro la morte, la miseria e l'ignoranza, hanno stabilito, per essere felici, di non pensarci mai

Eppure non da sempre la morte è stata un dramma: a questo proposito la Scrittura risponde parzialmente. Non si comprende bene, cioè, perché il morire di Adamo - prima del peccato d’origine - non ponesse problema o agitazione. [leggi tutto]

***

silvio

2 commenti:

Paolo ha detto...

In effetti, la morte di cui si parla nelle Scritture è essenzialmente la seconda morte, quella spirituale di chi muore nel peccato mortale. Ben più temibile di quella fisica, conseguenza prima e inevitabile della colpa originale. Oltre al passo della Sapienza che tu citi, Silvio, mi viene in mente anche quello di Ezechiele: perché Dio “non vuole la morte del peccatore, ma che egli si converta e viva” (Ez. 33:11).

Il concetto di vita, già nell’AT, è legato dunque a una dimensione spirituale e interiore, di comunione con Dio. Non ha un senso puramente biologico.

Del resto, il senso preciso della morte cristiana è illuminato da quanto accade a Gesù e Maria, anche se non è completamente spiegato.
E’ proprio la morte seconda che Gesù è venuto a riscattare: non solo e non tanto quella del corpo che comunque, già nel caso dei progenitori, mi sembra una conseguenza tutto sommato accessoria, anche se dolorosissima e spaventosa. E’piuttosto la perdita della visione di Dio che causa più dolore in Adamo e d Eva, così come il peccatore, anche senza esserne troppo consapevole, sprofonda nella tristezza per la perdita dell’amicizia con Dio.
Nell’agonia di Gesù, che in qualche modo riassume tutto il senso del dolore del mondo così come dovrebbe vederlo il cristiano, la paura è legata al fatto di vedere scaricato su di sé tutto il peccato del mondo. Non mi pare che il sudare sangue nel Getsemani sia dovuto tanto alla previsione del male fisico da subire ormai vicino- flagellazione, croce e morte – quanto l’essere consapevole da parte di Gesù del fatto che il suo sacrificio verrà rifiutato da alcuni- tanti o pochi che siano. I mistici parlano del dolore di Gesù di fronte alla visione nel Getsemani, in un breve attimo, del futuro rifiuto del sacrificio salvifico di molti, e della loro conseguente morte spirituale.

Quanto alla Vergine Maria, le modalità della sua Assunzione sono indicative. L’idea della "Dormitio" è infatti quella giusta. L’addormentarsi della Vergine, preservata dal peccato originale, è il modello di ciò che sarebbe successo ad Adamo ed Eva se non avessero peccato. Un addormentarsi e risvegliarsi poi glorificati, anima e corpo, al cospetto della Trinità. La teologia tradizionale ha spesso preso come esempio il trapasso della Vergine per spiegare cosa sarebbe successo se non ci fosse stato il peccato originale.

Paolo

silvio ha detto...

Questa tua è la conclusione del discorso, che avevo lasciato parziale.
Gesù viene appunto non per eliminare il “mot” - quello forse non ha mai dato problema (e, in ogni caso, è reclamato dalla giustizia) - ma il “tamut”.
Nel Getsemani il demonio morde Gesù e gli inietta tutta la disperazione, tutta la drammatica realtà del “tamut”, salario del peccato, sostanza della morte. Per questo Gesù fu “trattato da peccato”, come dice San Paolo.
Se l’uomo peccatore accetta la Croce salvifica, accetta che Gesù sia morso dal demonio al posto dell’uomo: tutto il calice del “tamut” - calice di disperazione infernale - viene bevuto dal Salvatore e all’anima del peccatore resta solo il transito naturale e gioioso, come testimoniato dalle morti “sorridenti” dei santi.
In questo senso Gesù è morto per noi, al nostro posto cioè. Non perché l’uomo non muoia naturalmente e giustamente, ma perché beve la sostanza della morte e la estingue nell’amore. Così si compie, nel medesimo tempo, la giustizia (il demonio reclama, per la propria libertà, di mordere) e la misericordia (Dio reclama, anch’egli libero, la salvezza del penitente).