lunedì 21 gennaio 2008

Alcune questione sulle quali si pronuncia la Chiesa

Il vista della riunione del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana (Roma, 21-24 gennaio 2008), il Presidente Card. Angelo Bagnasco, ha pronunciato la consueta Prolusione.
Tra i temi analizzati dal porporato, ritengo questi i più significativi (non sono nell’ordine d’esposizione):

Questione dell’invito all’Università La Sapienza

Com’era da aspettarsi, non è tanto che il Papa abbia rinunciato alla visita, quanto piuttosto c’è stata una pressione governativa nel senso della rinuncia.
Bagnasco parla di una «rinuncia quindi che, se si è fatta necessariamente carico dei suggerimenti dell’Autorità italiana, nasce essa stessa da un atto di amore del Papa per la sua città. Tutt’altro, dunque, che un tirarsi indietro, come qualcuno ha pur detto, ma una scelta magnanime per non alimentare neppure indirettamente tensioni create da altri e che la Chiesa certo non ama, pur dovendole spesso suo malgrado subire».

Chi, allora, il regista della farsa? Sempre lui: il «settarismo illiberale, antagonista per partito preso, che assumendo per pretesto la nota e ormai ben indagata vicenda di Galileo», ha «superficialmente manipolato la posizione a suo tempo espressa da Joseph Ratzinger, facendone una bandiera impropria per imporre» la sua «chiassosa volontà».

Questione dell’aborto

«Il fatto che, a trent’anni dall’approvazione della legge 194 che rende giuridicamente lecito l’aborto, la coscienza pubblica non abbia “naturalizzato” ciò che naturale non è, è un risultato importante, di cui dobbiamo dare atto a chi - per esempio il Movimento per la vita - mai si è rassegnato. E fin dal primo momento ha cercato di promuovere un’iniziativa amica delle donne che le aiuti nella decisione, talora faticosa, di accettazione dell’esistenza diversa da sé che ormai è accesa in grembo.»
La Chiesa è per l’«aggiornamento» della Legge 194/78, anche se «non ci può mai essere alcuna legge giusta che “regoli” l’aborto».
Se però non sarà possibile annullarla o aggiornarla, i Vescovi auspicano almeno «che si verifichi ciò che la Legge - intitolata alla “tutela della maternità” - ha prodotto e ciò che invece non si è attivato di quanto prevede, soprattutto in termini di prevenzione e di aiuto alle donne, e dunque alle famiglie».

Questione della moratoria sull’aborto

«Era in qualche modo inevitabile che, votata la moratoria contro la pena di morte comminata dagli Stati come sanzione ai delitti più gravi, si ponesse l’attenzione ad un’altra gravissima situazione di sofferenza del nostro tempo qual è, con l’aborto, l’uccisione di esseri innocenti e assolutamente indifesi. È vero che concettualmente non c’è perfetta identità tra le due situazioni, ma solo una stringente analogia, che tuttavia non fa certo derivare la condanna dell’aborto da quella della pena di morte, giacché il delitto di aborto è, come avverte il Concilio Vaticano II (GS n. 51), abominevole di per sé, ed è un’ingiustizia totale. Come non valutare benefica la discussione che, nel nostro Paese, si è aperta nel corso delle ultime settimane, e come non essere grati a chi per primo, da parte laica, ha dato evidenza pubblica alla contraddizione tra la moratoria che c’è e quella che fatichiamo tanto a riconoscere?»
Il riferimento all'iniziativa di Giuliano Ferrara non poteva che essere elogiata, perchè la Chiesa riconosce la verità, dovunque provenga.

Questione della famiglia

Dal momento che «[…] si sono aggravate le condizioni economiche di molte famiglie […] ogni nuovo figlio, oltre che una speranza di vita, rappresenta purtroppo un rischio in più di impoverimento».
Si rinnova quindi l’appello alla politica, affinchè si impegni a normative di sostegno familiari, dato che «di fatto [secondo la Caritas] l’Italia incoraggia le famiglie a non fare figli».

Questione dello sfascio italiano

«Non credo di sbagliare se dico che è l’Italia, in particolare, ad avere oggi bisogno della speranza. Questo Paese, che profondamente amiamo, si presenta sempre più sfilacciato, frammentato al punto da apparire ridotto addirittura “a coriandoli”, avvertono gli esperti.»
«Sembra davvero che, bloccato lo slancio e la crescita anche economica, ci sia in giro piuttosto paura del futuro e un senso di fatalistico declino. Sembra circolare una sfiducia diffusa e pericolosa.»

Questione dei politici cattolici impiegati in politica

«Nessuno si stupisca se in questo quadro diciamo una parola ai politici di ispirazione cristiana, a coloro che tali sono e così si sono presentati al corpo elettorale, al quale devono rispondere.»
«[…] sui temi moralmente più impegnativi, assecondare nelle decisioni una logica meramente politica, ossequiente cioè le strategie o le convenienze dei singoli partiti, è chiaramente inadeguato. Lo è per una coscienza schiettamente morale, ma lo è ad un tempo per una coscienza anche religiosamente motivata.»

Bagnasco ricorda nuovamente che il politico cattolico deve “agire in coscienza”, solo se questa però è “già convenientemente formata”.
«In un simile contesto, quando cioè si tratta di avviare proposte legislative che vanno in senso contrario all’antropologia razionale cristiana, i cattolici non possono in coscienza concorrervi. Non c’è chi non veda infatti che una cosa è operare perché un male si riduca, altra cosa è acconsentire, in partenza, che leggi intrinsecamente inique vengano iscritte in un ordinamento. E non si tratta, qui, di un’imposizione esterna, ma di una scelta da operare liberamente in una coscienza “già convenientemente formata” (GS n. 43). Rispetto alla quale non possono esistere vincoli esterni di mandato, in quanto la coscienza è ambito interno, anzi intrinseco, alla persona, e dunque obiettivamente non sindacabile. Il voto di coscienza, in realtà, è una risorsa a esclusivo servizio della politica buona, e dunque - all’occorrenza - può e deve diventare una scelta trasversale rispetto agli schieramenti, e invocabile in ogni legislatura.»

Questione della laicità

«Ci auguriamo intensamente che, mettendo sempre meglio a fuoco i compiti propri a ciascuno, possa crescere nel nostro Paese una interpretazione più ricca e sempre meno unidirezionale della laicità.»
«Studiosi di fama internazionale hanno nei mesi scorsi ripetuto che c’è un posto, nella democrazia, per le religioni, come crogiuolo di senso e di felice appartenenza ad una storia e ad una tradizione. Il che dà identità e serena sicurezza. Non c’è scritto da nessuna parte che un vivace pluralismo culturale debba coincidere con un secolarismo aggressivo e intollerante, come è accaduto nei giorni scorsi.»
***
silvio

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La quarantena è la durata tipica dell'isolamento utilizzato per limitare la diffusione di un pericoloso virus contagioso.Vi sono anche virus morali che hanno bisogno di quarantene tali, da indebolirne l'efficacia -quarant'anni-Alla fine della quarantena il virus 68 ha perso la sua efficacia.Il virus 194 un ceppo isolato dal virus 68 si sta notevolmente riducendo.Il viroide( il suo contenuto genetico ) del virus 194 si chiama" autodeterminazione della donna" Il sistema immunitario indebolito da un fattore che si chiama "scristianizzazione"non è stato abbastanza rapido e il virus ha provocato la malattia .Un altro errore laicista è stato sottovalutare, non finanziando la parte buona della legge 194 , smascherando il vero intento ideologico, lasciando isolato il viroide ora si ha tutto il tempo per produrre gli anticorpi. I vaccini ( cristianite)“insegnano” al sistema immunitario a riconoscere gli agenti patogeni e a produrre gli anticorpi

Anonimo ha detto...

Allora speriamo che la gente continui a correre ai poliambulatori (media cattolici) o agli ospedali (chiese)!!!