martedì 29 gennaio 2008

Vocazione alla virilità (valido anche per le donne)

«Se sarete ciò che dovrete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero»
S.Caterina da Siena

Il fatto di non realizzare la propria vocazione va ricercato nella nostra allergia alla fatica.
La vocazione - Dio che ci chiama per nome, ci sveglia, ci stima - non è un soddisfacente e comodo collocamento in un qualche settore del mondo, misurato alle nostre potenziali capacità.
Quello che veramente dovremmo fare ha molte somiglianze con ciò che è stucchevole, tedioso, scomodo.
Per questo motivo fuggiamo, in fondo, dal nostro stesso essere e ci illudiamo di trovare quello che cerchiamo dove non potrà mai essere.
Così, evitando ogni maturo sacrificio, restiamo infantili dinnanzi alla vita e pateticamente maestosi dinnanzi a Dio, invece di essere fanciulli con Dio e uomini virili in faccia al mondo.

***
silvio

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello, un pezzo di grande mistica cristiana,vorrei aggiungerne un altro tratto da "l`imitazione di Cristo":Capitolo XVI

SOPPORTARE I DIFETTI DEGLI ALTRI
Se non riesci a trasformare te stesso secondo quella che pure è la tua volontà, come potrai pretendere che gli altri si conformino al tuo desiderio? Vogliamo che gli altri siano perfetti; mentre noi non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi. Ci disturba una ampia libertà degli altri; mentre non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo. Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po' più frenati. In tal modo, dunque, è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi. Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri, per amore di Dio? Ora, Dio così dispone, affinché apprendessimo a portare l'uno i pesi dell'altro (Gal 6,2). Infatti non c'è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c'è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio. Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo. Quanta virtù ciascuno di noi abbia, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l'uomo, ma esse mostrano quale esso è.

Anonimo ha detto...

Esatto, caro Roberto. Badare prima alla nostra propria correzione.
Non siamo perfetti, eppure dobbiamo esserlo “come il Padre”. E lo saremmo in breve tempo, se accettassimo di trovare la perfezione dove non ci fa comodo.