venerdì 25 gennaio 2008

La Chiesa e i “media”

Prima di dire qualcosa sul Messaggio di Benedetto XVI per la 42a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2008, spendo due parole sulla posizione della Chiesa in merito alle Comunicazioni Sociali medesime.

Dico subito che la Chiesa promuove ed elogia lo sviluppo dei mezzi di comunicazione in genere (stampa, editoria, cinema, televisione, telefonia, internet, ecc…).
Assai eloquente è il decreto sugli strumenti di comunicazione socialeInter mirifica”, redatto durante il Concilio Vaticano II (4/12/1963), che è considerato il compendio dei pronunciamenti magisteriali su questa tematica.

Gli “strumenti di comunicazione sociale” sono chiaramente i “media” e l’Inter mirifica esordisce in modo inequivocabile: «Inter mirifica technicae artis inventa […]» («Tra le meravigliose invenzioni tecniche […]»).
Va quindi chiarificato da subito che la Chiesa definisce i media «meravigliose invenzioni tecniche».
Parallelamente il Magistero rileva i pericoli potenziali che un uso improprio dei media può comportare: «l'uomo può adoperarli contro i disegni del Creatore e volgerli a propria rovina» (IM, n°2).

Insomma i media, per definizione, sono “mezzi” e non “fini” della promozione umana. Ed il pericolo è la “rovina” della stessa umanità.
C’è, dunque, una proporzione tra il convincimento etico-morale di chi usa i media e l’effetto che si produce.
Se il mezzo viene usato per il male, dal mezzo non si può che ottenere il male.

A questo proposito, il Messaggio odierno del Papa è titolato "I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio”.
Si vuole, cioè, nuovamente sensibilizzare l’opinione pubblica sull’intrinsica necessità ed importanza della comunicazione sociale e, contemporaneamente, denunciare i possibili danni causati da un uso sbagliato dei media.
È completamente manifesto che «senza il loro apporto [dei media - n.d.r.] sarebbe veramente difficile favorire e migliorare la comprensione tra le nazioni, dare respiro universale ai dialoghi di pace, garantire all’uomo il bene primario dell’informazione, assicurando, nel contempo, la libera circolazione del pensiero in ordine soprattutto agli ideali di solidarietà e di giustizia sociale».

Però, «non manca, purtroppo, il rischio che essi si trasformino invece in sistemi volti a sottomettere l’uomo a logiche dettate dagli interessi dominanti del momento. È il caso di una comunicazione usata per fini ideologici o per la collocazione di prodotti di consumo mediante una pubblicità ossessiva».
Effettivamente siamo asfissiati dalla pubblicità.
Spot e promozioni consigliano per gli acquisti, ma anche consigliano spesso di rivolgersi allo psicologo.
Il tutto è confezionato per la notissima logica del profitto, che ha ormai fagocitato ogni altra logica concorrente.

Scontato è il richiamo di Benedetto XVI: «Occorre evitare che i media diventino il megafono del materialismo economico e del relativismo etico, vere piaghe del nostro tempo».
L’unico antidoto è l’autentico ritorno alla ricerca della verità, vocazione primaria di chi si occupa della produzione editoriale.
Siamo inclusi anche noi, che operiamo quotidianamente su Internet.
Anzi, il Messaggio ci riguarda strettamente.
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silvio

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