mercoledì 1 luglio 2009

Ambigue ortodossie

Segnalo due articoli:

Il primo, di Camillo Langone, rivolto al card. Angelo Bagnasco, è una constatazione: la sua ultima lettera pastorale presenta non poche ambiguità che potrebbero essere, e di fatto sono state, fraintese dai media. Malintesi, fraintendimenti, ambiguità, equivoci. È, appunto, il problema che ho posto varie volte. E cioè non tanto la presenza o meno di errori presenti nell’ultimo Concilio, (e soprattutto nel post-concilio) ma la forte ambiguità nel suo insieme.

Il secondo, un postumo di Gianni Baget Bozzo, è ancora riferito al Concilio Vaticano II. In particolare alla figura di Giuseppe Dossetti, uno dei tanti “invitati autorevoli”, che hanno certamente condizionato l’assise, non tanto in merito ad una svolta eterodossa, ma proprio in senso fortemente ambiguo. Congar, Rahner, Dossetti. Diciamolo: se non si è scivolati nell’eresia è solo grazie ad un intervento divino. Ma sono rimasti i malintesi, i fraintendimenti, le ambiguità, gli equivoci. La confusione, insomma.

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silvio

4 commenti:

Paolo ha detto...

Uno dei grossi problemi riguardanti la giusta ricezione del CVII, in effetti, riguarda il suo linguaggio. La scelta fu quella di non ancorare i documenti a una forma espressiva chiara, netta e distinta, tipica delle formulazioni dogmatiche e teologiche. Non è un linguaggio definitorio e incisivo, apparendo troppo spesso prosastico e sociologizzante, secondo gli schemi tipici degli anni '60. E'il caso ad esempio della "Gaudium et Spes", nata in parte dal lavoro dei teologi belgi di Lovanio e dalla concezione progressitico-evoluzionista di Theilard De Chardin, come ha riconosciuto anche il Papa. Molte sue parti sono ormai obsolete e superate.
Nella "Nostra Aetate" poi, tanto per dire, l'approccio analitico alle dottrine religiose non cristiane appare approssimativo, e il suo tono generale è un po' alla "volemose bene", come nel paragrafo riguardante l'Islam.

Il modo di esprimersi di alcuni documenti poi appare eccessivamente dialogico e troppo discorsivo, tipo una discussione tra amici su argomenti religiosi come potremmo fare io e te.

Comunque, se può interessare, su questi temi e sulla necessità di ridiscutere alcuni documenti conciliari è uscito un libro di Mons.Brunero Gherardini: " Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare".

silvio ha detto...

Si, caro Paolo, avevo notato il libro di Gherardini su Una vox. Ho preso a pretesto la tua segnalazione per darmi una mossa e ordinarlo.
Come dici tu è una questione di linguaggio: non “definitorio e incisivo”, ma “prosastico e sociologizzante”. “Approssimativo”, proprio così.

Anonimo ha detto...

Mi trovavo a Roma la settimana scorsa così che ho acquistato nella Chiesa Maria SS. Annunziata, Via Lungo Tevere Vaticano, 1 il libro di Mons Gherardini, che vale il pellegrinaggio. Anche la Chiesa tenuta dai francescani dell'Immacolata è un'oasi di preghiera e devozione, un autentico balsamo per chi è stanco della ciarla moderna.

Il testo è pregevole. In sintesi, con acume analitico e approccio sistematico, chiede che alla ermeneutica della continuità si diano argomenti sostanziali. Non basta dire che il CVII vada interpretato in continuità con il Magistero precedente, questo va da sé, ed è solo per la ragione che viviamo in tempi "banali" che un'ovvietà del genere debba essere ribadita. Mons. va oltre, chiedendo che si valuti la misura di continuità effettivamente presente nel CVII rispetto al Magistero precedente, così da non rischiare che l'appello ad una ermeneutica continuista sia un mero flatus vocis.

L'Autore disegna anche il progetto di studio ideale che dovrebbe coinvolgere diversi esperti perché questo lavoro si compia, e lui stesso ne sviluppa alcuni temi, notando come non sia affatto scontata detta ermeneutica, quali problemi presenti, e quali soluzioni si potrebbero profilare ove si volesse/dovesse conciliare Concilio e Tradizione.

Insomma un discorso complesso ma affatto utile e sempre più urgente a farsi.

Un caro saluto

Giampaolo

silvio ha detto...

Mi è stato molto utile anche “Iota unum” di Amerio. Penso che il futuro di questi autori sia senz’altro una rivalutazione. Sono d’accordo: il continuismo va chiaramente illustrato e non solo dichiarato.
Ciao