giovedì 21 maggio 2009

Il soap-cristianesimo del dottor Scotti

Gerry Scotti è entusiasta. L’ennesima apertura modernista Martini-Verzè la sente come «un traguardo fino a pochi anni fa inimmaginabile».

Si autoelegge «cattolico progressista»: tra simili ci si intende. Concepisce la Rivelazione come una serie interminabile di riforme ed aperture, atte a depenalizzare la colpa.

Allora è quasi deciso: finalmente si potrà divorziare; addirittura risposarsi senza troppi rimpianti. Si potrà separare quello che Dio ha unito senza troppi pianti.

Vita devota? Vecchiume. Testimonianza cristiana? Patetico anacronismo. Conversione? E perché mai, visto che la grazia agisce per una via a noi sconosciuta a prescindere dal credo religioso? Pentimento? No. Meglio far dire alla libera coscienza che il male, in realtà, è un bene e si risolve tutto senza troppe lunghe e inutili confessioni.

Li conosciamo i “cattolici per il no”, che hanno avuto sempre un programma accurato, per quanto si mostrino al mondo insicuri e piagnucolosi. Del progetto fa parte anche la depenalizzazione del divorzio in sede civile e dinnanzi a Dio.

Il lievito ci viene ormai dai farisei e il riso è scotto.

***

silvio

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Da qualche anno a questa parte, e la cosa peggiora di giorno in giorno, ogni qualvolta leggo i lemmi "moderno" e "progressista" cominciano a prudere le mani...

Altro che riso scotto, son minestre riscaldate al fuoco della gnosi più vecchio che mai, e i velini.. tutti lì a pascersene come fossero novissimi.

Un saluto

Giampaolo

silvio ha detto...

Purtroppo solo questi lemmi. Sfide, riforme, aggiornamenti, ammodernamenti, progettualità, evoluzioni, rivoluzioni, ritardi, traguardi... Fuori e dentro la Chiesa. Ormai bisogna necessariamente morire d'ansia per essere cristiani.
Delle cose importanti più nulla.
Grazie del commento.