mercoledì 21 luglio 2010

La Porta della Morte


Sull’Osservatore Romano di oggi c’è un articolo, purtroppo correttissimo, che necessita di pronta scorrezione.
È riassunta la fredda - freddissima - accoglienza che Paolo VI riservò allo scultore Giacomo Manzù nel 1964. Il Manzù si era recato in Vaticano per presentare al Pontefice l’ultima sua fatica: la Porta della Morte (nella foto).
L’articolista, Sandro Barbagallo, annota l’indifferenza del Papa e la conseguente mortificazione del Manzù, ma ne omette la spiegazione - peraltro comprensibilissima. Il celebre scultore era ateo e comunista. In seguito, ci informa entusiasta il Barbagallo, Paolo VI divenne manzuniano e si aprì alle meraviglie dell’arte contemporanea.
Fu un bene per la Chiesa, siffatta prassi? Non direi proprio. Pavel Florenskij, il geniale teologo e scienziato russo, paventa il pericolo di un’arte proterva in mano agli atei - cancro dell’Occidente. L’autentico iconografo, dice Florenskij, non solo dev’essere credente ma, addirittura, santo. Viceversa l’arte diventa un danno per la Chiesa e non può che portare alla morte della fede.
Come poi si siano potute aprire le porte della Chiesa a Giacomo Manzù - di per sé insigne artista - e alla brutta, insignificante, superba produzione artistica contemporanea, resta un mistero della mediocrità umana. Non fu nemmeno un errore, fu l’eutanasia del discernimento.
Si spalancò, cioè, la porta alla morte.
***
silvio

3 commenti:

Anonimo ha detto...

dici bene, ma proprio bene bene. è una situazione triste e desertificante. l'arte sacra semplicemente non esiste più... non vi è più nulla che "innalzi", tutto è appiattimento. eppure nuove chiese continuano ad essere costruite, nuove orribili templi che hanno tutto tranne l'essere Cristiani.

silvio ha detto...

Hai riattivato il blog! Ottimo. Non trovandolo più temevo il peggio.
Inoltre mi avevi chiesto della chiesa della luce di Tadao Ando: chiedo scusa, ti rispondo adesso.
Di per sé non è male. Ma il problema è un altro. Ne ho parlato in altri post e lo riassumo:
1) Non è nemmeno tanto una questione di bellezza-bruttezza. Esempio: le antiche cattedrali gotiche. Quando furono costruite le prime, ci furono molte polemiche e proteste: non piacquero. Addirittura questa nuova architettura fu indicata come “barbara”, cioè “gotica”, proprio perché i Goti erano barbari.
2) Il problema è proprio quello ventilato da Florenskij, nel libro Saggio sull’Icona. Solo il santo potrà produrre un arte, magari non geniale, ma che parla del soprannaturale.
3) Alla base dell’arte sacra c’è sempre stata - ancor prima di una buona tecnica - una profonda umiltà. Viceversa l’arte contemporanea è proterva, arrogante. In genere, i riferimenti filosofici degli artisti contemporanei sono gli idealismi, i soggettivismi, che hanno ucciso l’oggettività della Verità.
4) Florenskij, inoltre, denuncia il pericolo di un’“arte della salita”, fatta di intuizioni immediate, tipiche dell’artista superbo, che mette le costruzioni del proprio pensiero sopra tutto. Alla Chiesa, invece, è necessaria un’“arte della discesa”, un’arte del santo, che discende dal soprannaturale dove ha ascoltato con docilità la voce di Dio e degli angeli. E la rivela agli uomini.

Anonimo ha detto...

ciao carissimo :) grazie per l'esauriente e ottima risposta. l'arte sacra come "occasione" di avvicinamento al Mistero... mentre oggi, credo, più che come occasione di avvicinamento a qualcosa che è comunque "dato", viene più intesa come "creazione" del Mistero, una ricerca spasmodica del miglior modo per creare un qualcosa in cui non si crede più (l'aggettivo "sacro" è ormai fuori luogo parlando delle chiese moderne: stilisticamente interessanti, ma interessanti come possono esserlo i nuovi design dell'ikea...)

PS: avevo chiuso il blog per non avevo ancora le idee chiare sui contenuti, alla fine è diventato un semplice "diario cattolico" dove posto riflessioni e frammenti di teologia o di Sacra Scrittura su cui mi piace ragionare. non è un gran blog, ma è il mio e mi piace così :) cordialissimi saluti