Sant’Agostino di
Ippona
Dalle 124 omelie sul
Vangelo di Giovanni
Sapendo dunque queste cose, si alza da tavola, depone le
vesti e, preso un asciugatoio, se ne cinge. Poi versa acqua nel catino e si
mette a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui
si era cinto (Gv 13, 4-5). Dobbiamo, o carissimi, considerare diligentemente
l’intenzione dell’evangelista. Accingendosi a parlare della profonda umiltà del
Signore, ha voluto prima sottolineare la sua grandezza. È per questo che dice: Sapendo
che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che egli era venuto da Dio e a
Dio ritornava (Gv 13, 3). Avendogli dunque il Padre dato tutto nelle mani, egli
si mette a lavare non le mani, ma i piedi dei discepoli: pur sapendo di essere
venuto da Dio e di tornare a Dio, compie l’ufficio non di Dio Signore, ma di
uomo servo. Riguarda anche questo il fatto che l’evangelista ha voluto parlare
prima del suo traditore, che tale era venuto da non essere ignorato neppure da
lui; di modo che anche con questo il Signore giungesse al massimo dell’umiltà, non
disdegnando di
lavare i piedi a colui le cui mani già prevedeva nel
delitto.
Ma perché meravigliarsi che si sia alzato da tavola e abbia
deposto le vesti colui che, essendo nella forma di Dio, annientò se stesso? E
che meraviglia se si cinse con un asciugatoio colui che prendendo la forma di servo
è stato trovato come un uomo nell’aspetto (cfr Fil 2, 6-7)? Che meraviglia se
versò acqua nel catino per lavare i piedi dei discepoli colui che versò il suo
sangue in terra per lavare le sozzure dei peccati? Che meraviglia se con
l’asciugatoio di cui si era cinto asciugò i piedi, dopo averli lavati, colui
che con la carne di cui si era rivestito sostenne il cammino degli evangelisti?
Per cingersi di un asciugatoio depose le vesti che aveva; mentre, per prendere la
forma di servo quando annientò se stesso, non depose la forma che aveva, ma
soltanto prese quella che non aveva. Mentre stava quindi per sopportare la
fine, ha premesso questo servizio, non solo a quelli per i quali stava per
morire, ma anche a colui che lo avrebbe tradito per farlo morire. Tanta è
davvero l’utilità dell’umiltà umana che anche la divina maestà ha voluto
raccomandarla con il suo esempio; poiché l’uomo superbo si sarebbe perduto per
sempre, se il Dio umile non lo avesse trovato. È venuto infatti il Figlio
dell’uomo a cercare e a salvare ciò che era perduto (Lc 19, 10). L’uomo si era
perduto per aver seguito la superbia del tentatore; segua dunque, ora che è
stato ritrovato, l’umiltà del Redentore.
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