… a tutti quelli rimasti basiti per la disobbedienza della Chiesa
in Austria (si deve tirare però a indovinare, perché si parla solo di “Paese
europeo”). Ma non cita i Martini, i Bianchi, i Schönborn, non meno disobbedienti.
Dice
Benedetto XVI:
«Come deve realizzarsi questa conformazione a Cristo […]
nella situazione spesso drammatica della Chiesa di oggi? Di recente, un gruppo
di sacerdoti in un Paese europeo ha pubblicato un appello alla disobbedienza,
portando al tempo stesso anche esempi concreti di come possa esprimersi questa
disobbedienza, che dovrebbe ignorare addirittura decisioni definitive del
Magistero - ad esempio nella questione circa l’Ordinazione delle donne, in merito
alla quale il beato Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato in maniera
irrevocabile che la Chiesa, al riguardo, non ha avuto alcuna autorizzazione da
parte del Signore. La disobbedienza è una via per rinnovare la Chiesa? Vogliamo
credere agli autori di tale appello, quando affermano di essere mossi dalla
sollecitudine per la Chiesa; di essere convinti che si debba affrontare la
lentezza delle Istituzioni con mezzi drastici per aprire vie nuove - per
riportare la Chiesa all’altezza dell’oggi. Ma la disobbedienza è veramente una
via? Si può percepire in questo qualcosa della conformazione a Cristo, che è il
presupposto di un vero rinnovamento, o non piuttosto soltanto la spinta
disperata a fare qualcosa, a trasformare la Chiesa secondo i nostri desideri e
le nostre idee?».
E poi: «Ogni nostro annuncio deve misurarsi sulla parola di
Gesù Cristo: "La mia dottrina non è mia" (Gv 7,16). Non annunciamo teorie ed opinioni
private, ma la fede della Chiesa della quale siamo servitori. Ma questo
naturalmente non deve significare che io non sostenga questa dottrina con tutto
me stesso e non stia saldamente ancorato ad essa».
È apprezzabile e santo quanto dice il Papa? Si.
È sufficiente? No: occorre la scomunica a tappeto e l’indicazione
di nomi e cognomi.
***
silvio
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