A proposito dell’Indice dei
libri proibiti, ci sono alcune precisazioni da ricordare.
È vero che l’Indice non è più aggiornato, ma non è stato
abolito. Nel senso che «l’Indice
rimane moralmente impegnativo, in quanto ammonisce la coscienza dei cristiani a
guardarsi, per una esigenza che scaturisce dallo stesso diritto naturale, da
quegli scritti che possono mettere in pericolo la fede e i costumi; ma in pari
tempo avverte che esso non ha più forza di legge ecclesiastica con le annesse
censure» (Notificatio
de Indicis librorum prohibitorum conditione).
Allo stesso tempo, «qualora, poi comunque rese pubbliche,
emergessero dottrine e opinioni contrarie ai principi della fede e della morale
e i loro autori, benevolmente invitati a correggerle, non vogliano provvedere,
la Santa Sede userà del suo diritto-dovere di riprovare anche pubblicamente
tali scritti, per provvedere con proporzionata fermezza al bene delle anime».
Già Paolo VI disponeva che la Congregazione per la dottrina della fede avesse, tra gli altri,
anche questo compito: «Esamina con diligenza i libri che le vengono
segnalati e, se sarà necessario, li condannerà, dopo aver tuttavia sentito l’autore,
al quale si darà la facoltà di difendersi, anche per iscritto, e non senza aver
prima avvertito l’ordinario […]» (Motu proprio
Integrae
servandae).
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silvio
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