di Massimo Introvigne
La Messa crismale del 5 aprile ha offerto a Benedetto XVI
l’occasione per pronunciare un’importante omelia sui sacerdoti, «consacrati,
cioè consegnati per sempre a Dio», e per rispondere con tono fermo alle
contestazioni contro il Magistero che vengono da gruppi di sacerdoti
progressisti in diversi Paesi, in particolare in Austria, denunciando la
disobbedienza dei presbiteri come una strada inaccettabile e disperata.
Come sacerdoti siamo stati consacrati da un vescovo. «Ma siamo anche
consacrati nella realtà della nostra vita? – si è chiesto il Papa – Siamo
uomini che operano a partire da Dio e in comunione con Gesù Cristo?». Questa
domanda ne racchiude in realtà due. Da una parte, «è richiesto un legame
interiore, anzi, una conformazione a Cristo, e in questo necessariamente un
superamento di noi stessi, una rinuncia a quello che è solamente nostro, alla
tanto sbandierata autorealizzazione. È richiesto che noi, che io non rivendichi
la mia vita per me stesso, ma la metta a disposizione di un altro – di Cristo.
Che non domandi: che cosa ne ricavo per me?, bensì: che cosa posso dare io per
Lui e così per gli altri?». [leggi
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© La Bussola Quotidiana
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