di Laurent Lafforgue
Non si può affrontare il pensiero di Simone Weil sulle
scienze matematiche senza ricordare innanzitutto che il suo unico fratello,
André Weil, è annoverato tra quei matematici che possono vantare le opere più
profonde e più influenti del XX secolo. Più giovane di tre anni, Simone Weil crebbe
in un ambiente in cui la matematica era familiare, visto che il fratello la
imparava e approfondiva con una facilità stupefacente. Questo stato di cose
perdurò anche quando fratello e sorella divennero adulti poiché, per quanto
dissimili fossero le loro personalità, rimasero uniti l'uno all'altra e
continuarono i loro scambi fraterni. Condividevano la cultura classica con cui
erano stati educati e che instillò in entrambi l'amore per la Grecia antica
così come per la Francia del XVII secolo, civiltà elevate in cui il pensiero
matematico è stato coltivato come parte integrante del pensiero tout court.
Platone e i Pitagorici, i maestri tanto studiati e venerati da Simone Weil, consideravano
la matematica come indissociabile dalla filosofia e affermavano che l'esercizio
dell'una fosse indispensabile a quello dell'altra. Cartesio e Pascal furono
allo stesso tempo filosofi e matematici. [leggi
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