lunedì 15 marzo 2010

Eutrapelia

Paolo Gulisano, in Quel cristiano di Guareschi (ed. Ancora) osserva che Giovannino faceva un largo uso della virtù chiamata eutrapelia, che può essere tradotta con gaiezza, scherzosità, buonumore (ma anche ironia, humor).

Per Gulisano, la vitrù che fu non solo di Giovannino Guareschi, ma anche di molti santi, è da recuperare «in un tempo, come il nostro, che oscilla tra una superba seriosità piena di sé e una satira cattiva, corrosiva». Ebbene, lo si sa: oggi «predomina lo sghignazzo sboccato».

E lo sghignazzo porta alla derisione, il detestabile vizio dei beffardi. E Dio detesta beffa e derisione.


Qua a Sivan, poi, abbiamo dichiarato guerra da tempo alla seriosità. Certo, la fine ironia bisogna saperla fare e noi cerchiamo tutt’al più di imparare a testa bassa dai grandi eutrapeli dei nostri tempi.

Cerchiamo di regolarci anche con quanto consiglia Giuliano Ferrara: affrontare il proprio combattimento quotidiano con «amore e buonumore».

Inoltre, qua l’avversario (d’opinione) viene amato, se non altro perché preghiamo per lui.

Il bacchettone viene invece invitato a dismettere cipria e parrucca, a scendere dalla tribuna e a sorridere ogni tanto con noi.

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silvio

2 commenti:

Gabriella ha detto...

Un altro grande che faceva un largo uso della virtù chiamata eutrapelia era Chesterton e tutti i suoi scritti ne trapelano.
Purtroppo, da una recente indagine, pare che neanche l'1% dei giovani italiani ha letto un suo libro - sanno chi è ma non lo hanno mai letto.

silvio ha detto...

Proprio il Gulisano, nel medesimo libro, conferma la tua acutissima osservazione: «Chesterton, un grande eutrapelico, diceva che il motivo per cui gli angeli volano è che si prendono alla leggera».