martedì 2 marzo 2010

Ruinismo criticabile ma provvidenziale

Godibilissimo articolo dell’accoppiata Gnocchi&Palmaro - una grazia del Cielo (l’accoppiata e un po’ anche l’articolo) - che ringrazia il cardinale Camillo Ruini per la sua opera antiprogressista, ma ne sottolinea la minore statura personale rispetto al don Camillo di Guareschi.

Risponde sfacciatello e sprezzante il modernista Gianni Gennari, che critica sempre i farisei esterni alla Chiesa e mai quelli interni. La cosa è strana, perché il fariseismo nasce primariamente in seno al popolo d'Israele. Fosse per Genneri, la Chiesa si sarebbe ridotta ad una delle tante combriccole protestanti.

Questo, invece è quanto viene da dire a me. Certamente del Camillo, ideatore del Progetto Culturale, non si può dire in che misura sia avverso alla modernità e alla corrispondente ideologia. Certamente la CEI, lo stesso Progetto Culturale e altre realtà della Chiesa (Curia compresa) sono ancora massicciamente affette da un modernismo più o meno strisciante.

Ma senza la svolta ruiniana e woytiliana, difficilmente l’accoppiata Gnocchi&Palmaro avrebbe potuto ancora avere la ben che minima possibilità d’espressione. E nemmeno forse l’apologetica cattolica, assieme al rifiorire di molta buona cultura e relativa stampa cattolica, avrebbero goduto della promozione determinante che di fatto hanno avuto.

Salvo, quindi, il provvidenziale Ruini che, del resto, è stimato dai medesimi autori dell’articolo.

***

silvio

2 commenti:

Gabriella ha detto...

Grazie per aver segnalato l'articolo. Bel punto di vista. :)
E sono d'accordo con te.
Verissimo: 'Ma senza la svolta ruiniana e woytiliana, difficilmente l’accoppiata Gnocchi&Palmaro avrebbe potuto ancora avere la ben che minima possibilità d’espressione ...'

silvio ha detto...

All’accoppiata Gnocchi&Palmaro, poi, cara Gabriella, ci aggiungiamo umilmente ma senza nessun tentennamento noi tutti del web, che quotidianamente curiamo l’apostolato, l’apologetica e quant’altro. :-))))
Se abbiamo oggi pur qualche minimo ascolto presso la gente, penso che lo dobbiamo anche all’azione illuminata di qualche prelato o pontefice, forse non pari al don Camillo guareschiano, ma nemmeno al don Chichì postconciliare.