giovedì 18 marzo 2010

Rivelazione progressiva (non progressista in senso gioachimita)

Segnalo le ultime tre udienze del mercoledì del Papa, nelle quali vengono tratteggiati elementi importanti della teologia di San Bonaventura.

Volevo segnalare un eventuale equivoco nel quale si può cadere durante la lettura. Sulla questione attorno a Gioacchino da Fiore - ma non solo, perché il Dottore Serafico ne allude anche nell’Itinerarium, ad esempio - Bonaventura intende la storia come «progresso». Nel senso che, ricorda Benedetto XVI, il santo Dottore dice che «“Opera Christi non deficiunt, sed proficiunt”, le opere di Cristo non vanno indietro, non vengono meno, ma progrediscono».

In nessun modo, però, questo «progresso» può essere inteso in senso moderno. Né, tantomeno, il pensiero bonaventuriano ha qualcosa di “progressista”. Tutt’altro.

Si vuole invece sottolineare che la Rivelazione ha un carattere progressivo, perché l’uomo non potrebbe comprendere alcuno svelamento della verità, se non lento e paziente da parte di Dio.

Bonaventura, anzi, dimostra l’inconsistenza del progressismo gioachimita, che collegando le epoche con l’azione delle distinte Persone divine, associa ai tempi una sorta di evoluzione della verità.

Il santo di Bagnoregio mette bene in chiaro che Cristo è al centro della storia e che la Provvidenza dispone i tempi ed i modi di uno svelamento progressivo di - importante - una medesima ed unica verità.

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silvio

1 commento:

Gloria Piras ha detto...

Il concetto di "Rivelazione progressiva", per il semplice fedele, può essere visto secondo due prospettive. Nell'economia della salvezza, a partire dalla creazione a tutto l'A. T. si può individuare il completamento della rivelazione in Cristo. Se, ad es. dalla legge mosaica del taglione al trionfo della legge dell'amore, si può parlare di una gradualità, si individua però che già nel Pentateuco tale primaria legge di amore era espressa, ma l'umanità aveva bisogno di tempo per capirla e farla sua: Dio procede infatti secondo la natura che ha dato all'uomo. Spesso però nell'uomo prevale la durezza del cuore. Perciò l'Incarnazione e il compimento della rivelazione in Cristo. Di fatto siamo in cammino per accogliere sempre più profondamente la Verità che è Gesù Cristo. Allora, passando alla seconda prospettiva, è la capacità dell'uomo di comprendere la rivelazione divina, che è progressiva. La Chiesa stessa riconosce gli errori di comprensione evidenti nelle sue scelte storiche umane, quali le Crociate o la condanna di G. Galilei.
D'altra parte, anche nella vita del singolo uomo vediamo che, secondo l'esperienza la crescita e l'unità della persona, la comprensione della Rivelazione è progressiva, come la sua apertura alla Grazia divina.
Gloria Piras.