mercoledì 3 marzo 2010

La dottrina del cattolico Kennedy? Da dimenticare

Nel 1960 teorizzò la più rigida separazione tra Chiesa e Stato, per farsi accettare come presidente. Mezzo secolo dopo, l'arcivescovo Chaput lo accusa d'aver fatto un grave danno. Un saggio del professor Diotallevi sui limiti e i fallimenti della laicità


di Sandro Magister


ROMA, 2 marzo 2010 - Cinquant'anni giusti dopo il memorabile discorso, entrato nelle antologie, che John F. Kennedy tenne ai pastori protestanti di Houston per convincere loro e l'intera nazione che da cattolico poteva essere un buon presidente (vedi foto), l'arcivescovo di Denver Charles J. Chaput è tornato sul luogo del delitto, a Houston, per una conferenza ai protestanti battisti sul ruolo dei cristiani nella vita pubblica.Il "delitto" fu proprio quello commesso da Kennedy con quel discorso, ha sostenuto Chaput nella sua conferenza, tenuta ieri sera alla Houston Baptist University e riprodotta integralmente più sotto."Oggi, mezzo secolo dopo, ancora paghiamo quel danno", ha detto Chaput, che tra i vescovi degli Stati Uniti è quello più impegnato sul tema dei rapporti tra Chiesa e potere. Su questo tema ha scritto anche un libro, "Render Unto Caesar", la cui tesi centrale è che a Cesare va dato quel che gli si deve, ma un cristiano serve la nazione vivendo la propria fede nella vita politica in piena coerenza e visibilità, senza nasconderla né diluirla. [leggi tutto]

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roberto

2 commenti:

roberto ha detto...

E’ davvero molto bello l’intervento dell'arcivescovo di Denver Charles J. Chaput,si comprende molto bene che ha recepito il messaggio dell’enciclica del Papa la Caritas in Veritate,quando dice che:” i cristiani hanno il dovere di prendere parte alla vita pubblica secondo le capacità date loro da Dio, dove nell’enciclica al #7 recita:” Ogni cristiano è chiamato a questa carità, nel modo della sua vocazione e secondo le sue possibilità d'incidenza nella pólis. È questa la via istituzionale — possiamo anche dire politica — della carità, non meno qualificata e incisiva di quanto lo sia la carità che incontra il prossimo direttamente, fuori delle mediazioni istituzionali della pólis”.Insomma la politica deve diventare una forma, e lo è, di carità e come ripete l'arcivescovo Chaput “E l'impegno politico cristiano, quando c'è, non è mai prevalentemente il compito del clero. Questo compito appartiene ai laici credenti che vivono nel modo più pieno nel mondo”.Questo documento mi pare molto adatto come integrazione al post precedente di Gnocchi e Palmaro,dove spiegano che se non ci sono laici cattolici in politica, ,fedeli al magistero deve intervenire il clero.

silvio ha detto...

Diciamo che il principio liberale “libera Chiesa in libero Stato” risale al XIX secolo. Deriva, in fondo, dal protestantesimo e, giustamente Chaput ricorda che l’America nacque protestante.
Più che cattolico liberale Kennedy non poteva essere. Un cattolico adulto, insomma.
Credo che il discorso sulla laicità sia derivato. Al centro è il modo distorto e moderno di concepire la libertà. Certamente le vicende del liberalismo europeo differiscono da quelle americane. C’è un comun denominatore, mi pare, legato alla cedevolezza del principio cattolico a favore del protestante.
Fa piacere che, in genere, gli episcopati delle Americhe (nord e sud) siano tutto sommato reattive.