venerdì 19 marzo 2010

Senza ambizioni

«L’Italia porta con sé da duemila anni un’idea grandiosa, reale, organica: l’idea di un’unione generale dei popoli del mondo, che fu di Roma e poi dei Papi. Il popolo italiano si sente depositario di un’idea universale e chi non lo sa lo intuisce. La scienza e l’arte italiana sono piene di quella idea grande. Ebbene, che cosa ha fatto il conte di Cavour? Un piccolo regno di secondo ordine, che non ha importanza mondiale, senza ambizioni, imborghesito.»

Fëdor Michajlovič Dostoevskij, 1877, citato da Paolo Gulisano in Quel cristiano di Guareschi


L’Italia che esce dalla rivoluzione risorgimentale è uno spettro di quello che era.

Prendendola ancora più alla larga, l’Italia esce anche dalla modernità senza più fondamenta, senza riferimenti da tramandare alle genti.

Segnalo altri due articoli sul Risorgimento.

Nel primo, Andrea Galli intervista il giurista Francesco Mario Agnoli, che sottolinea l’azione violenta dei sabaudi che «si sentivano impegnati in una guerra di tipo coloniale». Cita anche Gramsci: «Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole,squartando, fucilando, seppellendo vivi contadini poveri, che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti».

Nel secondo, la professoressa Angela Pellicciari non ha nessuna intenzione che le porcherie e le menzogne sul Risorgimento restino occulte. Il sentimento anticristiano risorgimentale, rileva la studiosa, non è da confondere con l’anticlericalismo. Fu, invece, un anticattolicesimo, un voler colpire Cristo e la Chiesa.

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silvio

2 commenti:

Riccardo ha detto...

Sui libri di storia del liceo si studia che c'era un "grido di dolore" della popolazione italiana che voleva un paese unito. Un tempo ci credevo anche io. Poi ho compiuto 10 anni, e ho smesso di crederci. :D

silvio ha detto...

Il tempo è galantuomo. La scuola a venire dovrà fare i conti con la verità che viene sempre a galla.