mercoledì 16 maggio 2012

Quando il fisco diventa brutale


di Guido Vignanelli

[...] Senza avere la pretesa di valutare tecnicamente la situazione attuale, possiamo comunque ricordare i principi basilari della dottrina sociale della Chiesa, stranamente dimenticati dalla pastorale odierna, rispondendo ad alcune domande generali che possono aiutare il contribuente a trovare una soluzione concreta.

Può lo Stato tartassare i cittadini per assicurare l'assistenzialismo?

Dato che il fine delle pubbliche finanze sta nell'assicurare le condizioni economiche del bene comune, la quantità e la gravità delle imposte hanno la loro giustificazione solo nella misura in cui corrispondono equamente all'ampiezza e alla qualità dei servizi assicurati dallo Stato.
Nondimeno, anche ammettendo che il fisco aumenti le tasse solo per ampliare o migliorare i servizi sociali, si pone comunque un problema: fino a che punto lo Stato può accentrare e monopolizzare tali servizi, per poi chiedere ai cittadini un aumento della contribuzione? E' chiaro, infatti, che quanto più numerosi e complessi saranno i servizi accentrati dallo Stato, tanto più onerosi ne saranno i costi sociali, sotto forma appunto di tasse. Se l'autorità politica s'incarica di gestire non solo l'ordine pubblico e la pubblica amministrazione, ma anche scuola, sanità, previdenza sociale, poste, trasporti e addirittura attività industriali e agricole, ha poi diritto di chiedere ai cittadini tasse esose per mantenere questo carrozzone? [leggi tutto]

© Cristianità, 20 (1992) novembre, n. 211, p. 3-4

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