martedì 8 maggio 2012

Scribi e farisei ipocriti


«Il padre Antonio disse: “Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno e, al vedere uno che non sia pazzo, gli si avventeranno contro dicendo: - Tu sei pazzo!, a motivo della sua dissomiglianza da loro”».
Vita e detti dei Padri del deserto, Citta Nuova 1999, p.88

Perché i vescovi italiani si ostinano a tradurre “et in terra pax hominibus bonae voluntatis” con “e pace in terra agli uomini di buona volontà”, quando il vero significato è “e pace in terra agli uomini benvoluti [da Dio]”, ovvero “e pace in terra agli uomini che Egli [Dio] ama”?

Perché i vescovi italiani si ostinano a tradurre “qui pro vobis et pro multis effundetur” con “versato per voi e per tutti”, quando il vero significato è “che sarà versato per voi e per molti”, come vuole il Magistero ordinario e quello del Papa?

Perché mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata, dice santamente ai settimanali diocesani che «non bisogna temere di andare controcorrente» e che «ci vuole il coraggio di cambiare», se i suddetti settimanali sarebbero, secondo l’articolista di Avvenire, «da oltre un secolo autentici compagni di viaggio di chi abita i mille territori del Paese», nonché «fogli profetici che narrano, in un orizzonte di Infinito, le gioie e i dolori, le preoccupazioni e le speranze della comunità locale»?
Ma cambiare che - sepolcro imbiancato di Avvenire - se i giornali vanno bene così come sono?

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silvio

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