«Il padre Antonio disse: “Verrà un tempo in cui gli uomini
impazziranno e, al vedere uno che non sia pazzo, gli si avventeranno contro
dicendo: - Tu sei pazzo!, a motivo della sua dissomiglianza da loro”».
Vita e detti dei Padri
del deserto, Citta Nuova 1999, p.88
Perché i vescovi italiani si
ostinano a tradurre “et in terra pax hominibus
bonae voluntatis” con “e pace in terra agli uomini di buona volontà”,
quando il vero significato è “e pace in terra agli uomini benvoluti [da Dio]”,
ovvero “e pace in terra agli uomini che Egli [Dio] ama”?
Perché i vescovi italiani si ostinano a tradurre “qui pro vobis et pro multis effundetur”
con “versato per voi e per tutti”, quando il vero significato è “che sarà versato
per voi e per molti”, come vuole il Magistero ordinario e quello
del Papa?
Perché mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata, dice santamente
ai settimanali diocesani che «non bisogna temere di andare controcorrente» e
che «ci vuole il coraggio di cambiare», se i suddetti settimanali sarebbero,
secondo l’articolista di Avvenire, «da
oltre un secolo autentici compagni di viaggio di chi abita i mille territori
del Paese», nonché «fogli profetici che narrano, in un orizzonte di Infinito,
le gioie e i dolori, le preoccupazioni e le speranze della comunità locale»?
Ma cambiare che - sepolcro imbiancato di Avvenire - se i giornali vanno bene così
come sono?
***
silvio
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