Ottima domanda, doverosa risposta.
Don Pietro Riggi, salesiano del Borgo Ragazzi Don Bosco, domanda al Papa alcune cose.
Per esempio: «nei catechismi della Cei usati per l'insegnamento della nostra fede ai ragazzi di confessione, comunione e cresima, mi sembra che siano omesse alcune verità di fede.
Non si parla mai di inferno, mai di purgatorio, una sola volta di paradiso, una sola volta di peccato, soltanto il peccato originale.
Mancando queste parti essenziali del credo, non Le sembra che crolli il sistema logico che porta a vedere la redenzione di Cristo?»
Confessa inoltre: «Oggi purtroppo anche noi sacerdoti, quando nel Vangelo si parla di inferno, dribbliamo il Vangelo stesso. Non se ne parla.»
Stesso discorso per la Salvezza: «O non sappiamo parlare di paradiso. Non sappiamo parlare di vita eterna. Rischiamo di dare alla fede una dimensione soltanto orizzontale oppure troppo distaccata, l'orizzontale dal verticale.»
«Volevo anche notare come la Madonna non ha avuto paura di parlare dell'inferno e del paradiso ai bambini di Fátima, che, guarda caso, avevano l'età dei catechismo: sette, nove e dodici anni. E noi tante volte invece omettiamo questo.»
Benedetto XVI sottoscrive: «Lei ha parlato giustamente su temi fondamentali della fede, che purtroppo appaiono raramente nella nostra predicazione.»
Il Papa stesso dà l’esempio e ne parla: «Nell'Enciclica Spe salvi ho voluto proprio parlare anche del giudizio ultimo, del giudizio in generale, e in questo contesto anche su purgatorio, inferno e paradiso.»
Ma, si vede bene, è inascoltato. Anche dalla CEI, aihmè.
Non è certo la prima volte che il Pontefice espone i Novissimi: «Quando non si conosce il giudizio di Dio, non si conosce la possibilità dell'inferno, del fallimento radicale e definitivo della vita, non si conosce la possibilità e la necessità della purificazione.»
E per non dare pretesti al fraintendimento, ripete: «Perciò Lei ha ragione: dobbiamo parlare di tutto questo proprio per responsabilità verso la terra, verso gli uomini che oggi vivono.
Dobbiamo parlare anche e proprio del peccato come possibilità di distruggere se stessi e così anche altre parti della terra.»
Sarà ascoltato dalle vispeterese, tutte dialogo e smancerie?
Don Pietro Riggi, salesiano del Borgo Ragazzi Don Bosco, domanda al Papa alcune cose.
Per esempio: «nei catechismi della Cei usati per l'insegnamento della nostra fede ai ragazzi di confessione, comunione e cresima, mi sembra che siano omesse alcune verità di fede.
Non si parla mai di inferno, mai di purgatorio, una sola volta di paradiso, una sola volta di peccato, soltanto il peccato originale.
Mancando queste parti essenziali del credo, non Le sembra che crolli il sistema logico che porta a vedere la redenzione di Cristo?»
Confessa inoltre: «Oggi purtroppo anche noi sacerdoti, quando nel Vangelo si parla di inferno, dribbliamo il Vangelo stesso. Non se ne parla.»
Stesso discorso per la Salvezza: «O non sappiamo parlare di paradiso. Non sappiamo parlare di vita eterna. Rischiamo di dare alla fede una dimensione soltanto orizzontale oppure troppo distaccata, l'orizzontale dal verticale.»
«Volevo anche notare come la Madonna non ha avuto paura di parlare dell'inferno e del paradiso ai bambini di Fátima, che, guarda caso, avevano l'età dei catechismo: sette, nove e dodici anni. E noi tante volte invece omettiamo questo.»
Benedetto XVI sottoscrive: «Lei ha parlato giustamente su temi fondamentali della fede, che purtroppo appaiono raramente nella nostra predicazione.»
Il Papa stesso dà l’esempio e ne parla: «Nell'Enciclica Spe salvi ho voluto proprio parlare anche del giudizio ultimo, del giudizio in generale, e in questo contesto anche su purgatorio, inferno e paradiso.»
Ma, si vede bene, è inascoltato. Anche dalla CEI, aihmè.
Non è certo la prima volte che il Pontefice espone i Novissimi: «Quando non si conosce il giudizio di Dio, non si conosce la possibilità dell'inferno, del fallimento radicale e definitivo della vita, non si conosce la possibilità e la necessità della purificazione.»
E per non dare pretesti al fraintendimento, ripete: «Perciò Lei ha ragione: dobbiamo parlare di tutto questo proprio per responsabilità verso la terra, verso gli uomini che oggi vivono.
Dobbiamo parlare anche e proprio del peccato come possibilità di distruggere se stessi e così anche altre parti della terra.»
Sarà ascoltato dalle vispeterese, tutte dialogo e smancerie?
Dubito sed rogito.
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silvio
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