venerdì 29 febbraio 2008

La cultura italiana non è radicale

Mi è piaciuta un’analisi di mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, che ricevo in newsletter da Il Timone.
Mons. Negri ricorda una riflessione di Benedetto XVI, che vede un profondo rapporto tra fede e cultura, nella realtà storica del popolo italiano.

Secondo il Papa, questa particolare caratteristica ha permesso che l’Italia potesse resistere «alle varie degenerazioni di tipo totalitarie».
Da questi presupposti, il Vescovo trae una conclusione circa la cultura radicale: «I radicali no, sono un’altra cosa; non sono una cultura di popolo, sono un movimento borghese, aristocratico culturalmente, economicamente ben dotato, che hanno ingaggiato una lotta ad oltranza per la fine del cattolicesimo, quindi per la fine della cultura popolare in Italia, iniziando e portando a termine quella che il buon Pasolini chiamava una “omologazione del popolo italiano in senso laicista”

Sottolineo, in particolare, che il successo dell’azione radicale ha potuto ottenere qualche vittoria grazie ad un appoggio economico e mediatico massiccio.
In secondo luogo era necessaria una dose di arroganza tale da estromettere completamente o quasi la cultura cattolica dall’agorà sociale.
Aggiungo che è quanto avvenne a partire dal secondo dopoguerra, con la complicità della stessa cultura cattolica, resa esangue dalla nota deriva cattolico-democratica.

Agli epigoni del radicalismo non rimase che concludere e vincere alcune “battaglie”, come ricorda mons. Luigi Negri: «Le battaglie che portano il loro nome, come la legge sul divorzio, hanno sottoposto anche dal punto di vista laico la sacralità o la definitività di un rapporto agli istinti, agli umori, alle convenienze, agli interessi e hanno distrutto quella realtà della famiglia che costituisce, oltre che l’ambito generativo, l’ambito di educazione dei bimbi, dei ragazzi, dei giovani.
La situazione gravissima in cui versa la maggior parte della gioventù del nostro paese è la consistente prova del disastro della legge sul divorzio.
»
***
silvio

Nessun commento: