Nei circoli cattolici
progressisti si tende a negare la sua realtà, o a trattarlo alla stregua di un
"mito". Il Concilio non ne ha fatto il nome, ma Paolo VI ha spiegato
perché. Gli ultimi sviluppi della disputa
di Sandro Magister
L'imminente cinquantesimo anniversario dell’apertura del
Concilio Vaticano II ha riacceso la disputa su quale sia la corretta
interpretazione di quella assise:
- se quella "della riforma, del rinnovamento nella
continuità dell'unico soggetto Chiesa", auspicata dal magistero papale e
spiegata in modo semplice e netto da Benedetto XVI nel famoso discorso del
Natale del 2005;
- oppure quella "della discontinuità e della
rottura", sostenuta sia dai lefebvriani sia, per opposti motivi, dal
progressismo cattolico e in particolare dalla storia del Concilio pubblicata in
cinque volumi e in più lingue dalla cosiddetta "scuola di Bologna". [leggi tutto]
© Diario Vaticano
2 commenti:
Quindi del "peccato originale" si discute tra i cattolici o forse anche tra i cristiani? Quindi é un punto tutto sommato secondario,visto che anche negandolo si rimane cristiani? Quindi negandolo del tutto si nega duemila anni di insegnamento e di fede,e questo sarebbe il meno, ma si nega anche il Sacrificio salvifico di Gesú Cristo? Quindi cosa resta del cristianesimo se non qualche brandello di ebraismo eretico? È quindi...?
Personalmente ce l'ho meno con la scuola di Bologna e molto di più con chi dovrebbe scomunicarla e non lo fa.
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