Dice il catenaccio all’articolo:
«A Torino sono rimasti solo quattro gesuiti: “A
luglio chiudiamo: non ci sono fedeli, siamo più utili altrove”».
Ma perché non c’è un accenno di autocritica? Se una cosa del
genere avvenisse a me, avrei una crisi esistenziale. Se la mia chiesa fosse «sempre meno frequentata» penso mi
ritirerei in un eremo a piangere. Non credo proprio che sarei più utile
altrove, se prima non recuperassi la fede.
Poi l’articolista chiede: «Un
ricordo che s’impone delle ultime stagioni?». Risponde uno dei padri,
senza esitazione: «Il giubileo sacerdotale di
Carlo Maria Martini».
Ah, ecco…
***
silvio
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