«[…] le nuove generazioni non vengono educate alla ricerca
della verità e del senso profondo dell’esistenza che superi il contingente,
alla stabilità degli affetti, alla fiducia. Al contrario, il relativismo porta
a non avere punti fermi, sospetto e volubilità provocano rotture nei rapporti
umani, mentre la vita è vissuta dentro esperimenti che durano poco, senza
assunzione di responsabilità. Se l’individualismo e il relativismo sembrano
dominare l’animo di molti contemporanei, non si può dire che i credenti restino
totalmente immuni da questi pericoli, con cui siamo confrontati nella
trasmissione della fede. L’indagine promossa in tutti i continenti per la
celebrazione del Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, ne ha
evidenziato alcuni: una fede vissuta in
modo passivo e privato, il rifiuto dell’educazione alla fede, la frattura
tra vita e fede.
Il cristiano spesso non
conosce neppure il nucleo centrale della propria fede cattolica, del Credo,
così da lasciare spazio ad un certo sincretismo e relativismo religioso, senza
chiarezza sulle verità da credere e sulla singolarità salvifica del cristianesimo.
Non è così lontano oggi il rischio di costruire, per così dire, una religione
«fai-da-te». Dobbiamo, invece, tornare a Dio, al Dio di Gesù Cristo, dobbiamo
riscoprire il messaggio del Vangelo, farlo entrare in modo più profondo nelle
nostre coscienze e nella vita quotidiana».
Benedetto XVI, dall’udienza
di oggi
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