Dobbiamo riacquistare la meraviglia infantile di
fronte al mondo. Soltanto così ci libereremo dal timore di essere all’ultima
spiaggia
di Marcello Veneziani
Caro Gesù Bambino,
Ti scrivo dal silenzio di un’epoca
che non ha più tempo, spirito e voglia di rivolgersi a Te. Quando Ti scrivevo
erano gli anni Sessanta, e la lettera aveva fregi dorati che lasciavano
frammenti di stelle sulla mia mano sinistra che, da mancino, copriva le parole
appena scritte. Quei fregi d’oro erano sormontati da una finestra
allusiva al cielo, piena di azzurro e gravida di Te. Erano i pensieri che un
bambino rivolgeva a un Bambino, richieste di benedizioni e fortune sui suoi
cari e su di sé, promesse rituali di bontà. [leggi
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© Il Giornale
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