lunedì 3 dicembre 2012

Gnocchi-Palmaro, “Ci salveranno le vecchie zie”



di Fabio Trevisan

Con questo interessante saggio (“Ci salveranno le vecchie zie”- Edizioni Fede&Cultura), Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro inaugurano la collana dei libri del ritorno all’Ordine, che ha il merito di offrire una vasto panorama di critica alla modernità nel riconoscimento della Tradizione della Chiesa Cattolica. Fin dal prologo, gli Autori rispondono positivamente all’interrogativo posto da Leo Longanesi nel 1953 (“Ci salveranno le vecchie zie ?”), affermando che la Tradizione va salvaguardata soprattutto da chi la vive quotidianamente, ovvero da chi custodisce, come le vecchie zie, l’Ordine delle cose con pazienza, amore, tenacia, sacrificio e fede.
Citando San Vincenzo di Lerino (“Bisogna soprattutto preoccuparsi perché sia conservato ciò che in ogni luogo, sempre e da tutti è stato creduto”), Gnocchi e Palmaro rilevano quanto del ricco patrimonio tradizionale sia andato perduto nella moderna società secolarizzata, che ha  posto il passato e i suoi strumenti sotto una campana di vetro, rendendoli così intangibili al servizio della vita quotidiana. [leggi tutto]

2 commenti:

sergio ha detto...

Non sono un "tradizionalista" e men che meno legato a gruppi vari,ma rifletto a com'è cambiata profondamente la chiesa cattolica . Certo il concilio vatic II ha portato molte buone novità e non sono di quelli che respingono il concilio come causa di tutti i guai odierni. Mi colpisce però l'atteggiamento di chi ritiene il concilio "una nuova Pentecoste", "una grazia che Dio ci ha dato", "l'inizio di una nuova e vera vita per la chiesa" perchè mi ricorda i comunistoni degli anni passati quando parlavano dell'Urss,che veniva vista come la Terra Promessa, la Nuova Gerusalemme, l'inizio della Redenzione, e tutto il (poco) di bene che c'era veniva considerato come opera ed effetto del comunismo, mentre il (molto) male quando proprio non si poteva far finta di ignorarlo dipendeva dalla mancata realizzazione del vero comunismo. Così per tanti che ascolto e leggo al giorno d'oggi nella chiesa: la crisi e decadenza non ci sono( le chiese sono vuote? Meglio pochi ma buoni! Il piccolo gregge eccetera) ma se proprio qualcosa di storto si deve ammettere la colpa è la mancata realizzazione del concilio. E il buono che c'è viene ingrandito e gonfiato nel suo valore e significato e accreditato senza dubbio al concilio. Ho passato metà della mia vita circondato dalla arroganza degli uni e devo passare la seconda metà con gli altri, visto sempre come una pecora nera. Nera,nel senso di libera e indipendente, lo sono e spero di esserlo sempre, ma pecora di quei greggi mai.

roberto ha detto...

Caro Sergio,
Il concilio testi alla mano è in continuità con la tradizione.Il modernismo c'era già ben prima del concilio V.II.La rivoluzione è penetrata non solo nella società, anche negli uomini di Chiesa.Questo Papa sta lavorando per far capire che non c'è rottura,nè da destra nè da sinistra che sbagliano sia i progressisti sia i lebfreviani.
un caro saluto