Nella cosiddetta
questione sociale di fine ’800, la Chiesa Cattolica, diversamente e meglio
dell’azione socialista, ebbe il merito di individuare cause - anche morali e
religiose - e proporre efficaci soluzioni. Altamente auspicabile è il recupero
della dottrina sociale della Chiesa all’interno del pensiero sociale moderno.
di Eugenio Ragno
Con la rivoluzione industriale datori di lavoro e lavoratori
sono entrati in conflitto. Le difese dei lavoratori furono in un primo tempo
prese dai socialisti; ma al Manifesto dei
comunisti (1848) si contrappose la Chiesa Cattolica che intervenne
fortemente con una prima enciclica, la Rerum
novarum, (la magna charta
cristiana dei lavoratori - 15 maggio 1891) e con numerose iniziative benevole e
caritative a favore delle classi più umili. Elaborò una sua posizione sulla
questione sociale diretta a superare il capitalismo concorrenziale; espresse la
condanna del socialismo, in quanto incompatibile col Cristianesimo per la sua
concezione atea e materialistica della vita e per il rifiuto della proprietà
privata, che la Chiesa considerava indispensabile allo sviluppo della
personalità umana. Per far fronte alla povertà il Cattolicesimo propose una
distribuzione più equa della ricchezza e il potenziamento dell’attività
assistenziale. [leggi
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© Il Settimanale di Padre Pio
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