Negli anni '90 il filosofo e sociologo francese
anticipò le critiche attuali di Bonami alla spettacolarizzazione del
"nonsense". Seppellendo qualsiasi speranza estetica...
di Luca Beatrice
«L'arte contemporanea ha
finito il suo ciclo e dovrà ricominciare da qualche parte, ma non si sa da
dove». A dirlo non è un difensore del classico né un apocalittico convinto che
il male assoluto risieda nel presente, bensì Francesco Bonami, il più celebre
tra i curatori italiani che dopo aver diretto biennali in tutto il mondo e
scritto acuti pamphlet, pare arrendersi all'evidenza che davvero l'arte di oggi
sia portatrice di nonsense e che stia miracolosamente in piedi perché un
ristretto giro di addetti ai lavori ha deciso così. [leggi
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© Il Giornale
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