domenica 17 marzo 2013

Intervista a S. B. Mons. Fouad Twal


di Silvio Brachetta

Con estrema cortesia il Patriarca latino di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal, ha risposto ad alcune domande sulla situazione sociale e religiosa in Medioriente.
S. B. Mons. Fouad Twal, nato a Madaba (Giordania) nel 1940, è stato il primo Vescovo arabo nordafricano, quando nel 1995 divenne Arcivescovo di Tunisi. Mons. Twal ha ricevuto il pallio di Patriarca di Gerusalemme dei Latini dalle mani di Benedetto XVI il 19 marzo 2008.

C’è differenza tra la vita dei cristiani in Terra Santa e in Africa del nord?

Ringrazio e saluto cordialmente i lettori del vostro Settimanale. Sono felice di essere con voi per questi due giorni. Ho servito per tredici anni a Tunisi, come Arcivescovo e Presidente della Conferenza episcopale del Nordafrica. Benché l’Africa del nord sia geograficamente situata in Africa, socialmente è piuttosto una realtà simile al mondo musulmano arabo mediorientale. Non è cioè il mondo africano tradizionale. Poi ho notato che l’Islam dell’Africa nera [interna, ndr] è più dolce e non così esigente come l’Islam del mondo arabo in Nordafrica o in Medioriente. Si tratta, in questo secondo caso, di un Islam più duro, che parla una stessa lingua araba, per evidenti legami religiosi. C’è anche un comune fondamento tradizionale. L’Islam dell’Africa nera è invece dolce a tal punto, che nella stessa famiglia si possono trovare fratelli e sorelle di religioni differenti. Non stupisce trovare famiglie cristiane e, allo stesso tempo, musulmane. Questo non potrebbe mai capitare nel mondo arabo musulmano, che è più fanatico.

Le autorità ebraiche di Gerusalemme sono ostili solo ai musulmani o anche ai cristiani?

Questo è un tema molto delicato. Do l’esempio di Gaza, dove abbiamo avuto la guerra, anche di recente. Una bomba o un missile israeliano che viene dal cielo non chiede, prima di cadere, chi è cristiano o musulmano. In genere i cristiani e i musulmani di Terra Santa parlano l’arabo e, agli occhi degli israeliani, sono difficilmente riconoscibili. I cristiani sono parte integrante della popolazione e non vi sono differenze evidenti, soprattutto ai checkpoint [posti di blocco, ndr] israeliani: non chiederanno mai chi è cristiano o musulmano. La distinzione, da parte israeliana, è solo tra ebrei e non ebrei. Gli israeliani non sono molto aperti agli altri. Sono un popolo chiuso, che ha sempre avuto paura del passato e del presente. Alimenta e ama la paura anche a proposito dell’Olocausto, che è certamente un crimine innegabile contro l’umanità, ma che però non può diventare un pretesto per vivere solo nel passato. Vivere sempre nel passato fa male alla salute dell’anima e del corpo. Meglio guardare al futuro.

Lei ha incontrato recentemente (9 gennaio 2013) Teofilo III, Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme. Qual è la situazione circa le altre confessioni cristiane?

La Chiesa greco ortodossa ha la testa e il cuore maggiormente rivolti alla Grecia. Vengono in Terra Santa e a Gerusalemme più che altro per gestire i tanti beni immobiliari che possiedono. Fanno poco dal punto di vista pastorale. Hanno poche scuole, nessuna università né ospedale. In ogni caso, in Terra santa abbiamo cristiani latini, ortodossi e protestanti. La maggioranza latina è dotata di scuole, università e strutture di vario tipo.

Uno dei suoi desideri è quello della formazione giovanile, per assicurare una speranza al futuro. Ha preso iniziative in questo senso?

Io tengo all’educazione e credo in essa. Questo è il motivo per cui da alcuni anni abbiamo fondato la nuova Università di Madaba in Giordania, con la benedizione del Santo Padre. Devo dire che è la mia priorità, per il momento. L’Università ha più di ottocento studenti.

Il culto è libero a Gerusalemme?

I problemi sono tanti. C’è l’occupazione israeliana, c’è disoccupazione tra la gente, c’è l’immigrazione di cristiani che fuggono dalle zone di guerra e il numero dei cristiani qui residenti è sempre più ridotto. Comunque la libertà di culto esiste ovunque, a parte nei territori occupati militarmente da Israele, dove siamo in una situazione di guerra e di violenza: in questo caso non è garantita la libertà di accesso ai luoghi santi per i cristiani. È necessaria una lunga trafila burocratica per ottenere i permessi.

Qual è stata la sua formazione religiosa?

Sono nativo della Giordania. Siamo i primi cristiani della regione, siamo cristiani prima dell’arrivo dell’Islam, siamo la prima comunità cristiana nella storia, siamo i discendenti degli Apostoli. Siamo tutto questo e tutto questo ci ha dato una responsabilità particolare.

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