di Donata Fontana
A poche ore da quella tenutasi a Parigi, ieri a Washington
si è svolta la “Marcia in difesa del matrimonio”, sull’esempio della
fortunatissima “March for Life” che ogni anno si snoda – sempre più partecipata
– per le strade della capitale USA a sostegno dei valori della vita, del
matrimonio e della famiglia. L’iniziativa, benedetta e supportata dalla
Conferenza Episcopale del Nord America – che ha indetto per tutto il 2013 uno
speciale tempo di preghiera proprio dedicato al matrimonio –, è stata promossa dall’”Organizzazione
Nazionale per il Matrimonio” e ha goduto, nei giorni scorsi, dell’approvazione
di politici, membri del Congresso e intellettuali, americani e non solo.
La scelta della data non poteva certo essere casuale: proprio oggi
cominciano i lavori della Corte Suprema – consesso di giudici nominati a vita
quali garanti della Costituzione – sul ricorso presentato contro la Proposition
n. 8 della California. Risultato di un referendum abrogativo del 20087, la
Proposition vieta nello Stato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, in
pieno contrasto, quindi, con una antecedente sentenza della Corte Suprema.
Proprio per questa supposta incostituzionalità, la Proposition è stata più
volte impugnata e dichiarata illegittima dal Tribunale statale della California
e, ora, è al vaglio finale ed inappellabile della Corte Suprema stessa.
Oltre alle esplicite politiche dell’attuale Amministrazione – che intende
seguire alla lettera l’agenda per i diritti degli omosessuali sponsorizzata con
tenacia dall’ex segretario di Stato Hillary Clinton – ora anche il mondo
accademico-scientifico americano si schiera dalla parte della parificazione tra
matrimoni eterosessuali e non.
La settimana scorsa, infatti, l’Accademia americana di Pediatria (AAP) ha
pubblicato un documento in cui vengono approvate le unioni tra omosessuali e
incoraggiata l’adozione di bambini da parte di coppie gay o lesbiche; il tutto,
si legge nel comunicato, per favorire stabile sviluppo e crescita serena del
bambino. «I bambini prosperano in famiglie che sono stabili e che forniscono
sicurezza permanente, e il modo in cui farlo è attraverso il matrimonio»,
sostiene il dott. Benjamin Siegel, Presidente della commissione AAP sugli
aspetti psicosociali del bambino – nonché uno degli autore del documento –,
argomentando che il matrimonio sia «indipendentemente dall'orientamento
sessuale dei genitori, il modo migliore per garantire sicurezza per i figli».
Mentre non si può fare a meno di notare la confusione terminologica in cui
la stessa AAP incappa – inventando la fantasiosa nozione di “co-genitore”,
qualifica presumibilmente da riconoscersi al partner di una coppia omosessuale
che non è uno dei due genitori biologici del figlio adottato – balza agli occhi
anche la pretestuosità dell’intero documento. Innanzitutto mancano, nel
documento, basi scientifiche o riferimenti a studi, ricerche o principi
assodati della psicologia - secondo i quali tali affermazioni debbano essere
accolte con l’autorevolezza che un pronunciamento di un’Accademia medica
meriterebbe – e vengono ignorate molte evidenze che, nella letteratura medica
mondiale, fanno esplicito riferimento a una grave incidenza sullo sviluppo del
bambino dell'orientamento sessuale di chi lo circonda.
Risulta palese, inoltre, la componente ideologica nell’intera
dichiarazione: pubblicato come anticipazione di un focus dell’Accademia
tutto dedicato alla psicologia infantile in relazione al matrimonio dei
genitori, il documento stupisce per la sua attualità politica, capitando un po'
troppo a fagiolo. Il testo è stato, di fatti, diffuso sul sito dell’AAP proprio
una manciata di giorni prima l’inizio dei lavori della Corte Suprema sulla
Proposition n. 8, e il direttivo dell’”Organizzazione nazionale per il
Matrimonio” mette in guardia sull’influenza che i pediatri avranno sicuramente
sulla decisione dei Giudici Supremi. La posizione dell’APP mostra una chiara
scelta politico-ideologica di fondo, volendo fornire un partigiano supporto
accademico alle politiche sociali e legislative di parificazione tra matrimonio
eterosessuale e non in tutti gli Stati federali.
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