Furio Jesi |
Il Popolo della libertà vuole ripartire dalle idee.
Giustissimo: le ha trascurate troppo a lungo...
di Alessandro Gnocchi
Sul Giornale, nei giorni scorsi, esponenti di spicco del
Popolo della libertà quali Fabrizio Cicchitto e Mariastella Gelmini hanno
avviato una discussione interessante: il centrodestra, per ripartire, avrebbe
bisogno di una iniezione di cultura. È un auspicio tanto giusto quanto
sorprendente perché il partito non ha dato l'impressione, nell'azione politica
degli ultimi anni, di fare tesoro delle energie sprigionate da aree culturali
non riconducibili alla sinistra.
Senza troppi giri di parole: la cultura di destra, dal 1994
a oggi, ha offerto tanto ma i politici di destra, con le dovute eccezioni, non
parevano sempre interessati. Nella gestione della Rai, dei ministeri chiave in
campo culturale, delle istituzioni cittadine, s'è visto assai poco ispirato alla
«cultura di destra». Spesso le buone intenzioni di partenza sono rimaste
lettera morta, in questa sede non conta dire perché. Anche gli intellettuali
sbarcati a Roma, dal compianto Piero Melograni a Marcello Pera, non sembrano
nel complesso aver ricoperto un ruolo decisivo.
Liberali, cattolici, post-missini: fuori dal Parlamento c'è
una enorme concentrazione di forze con proposte forti ma chi le sta a sentire?
Sono senza interlocutori politici al punto che c'è gente (di destra) che
sostiene che tutto sommato, quando c'è qualche progetto concreto in ballo, sia
meglio cercarsi interlocutori istituzionali di sinistra. Almeno c'è qualcuno
con cui parlare anche se poi ti dirà di «no». Dall'altra parte, la nostra,
invece ti attende il nulla.
Il Pdl avrebbe un bacino inesauribile di idee a cui
attingere, se lo volesse. Salvo rare eccezioni, nessuna delle persone che qui
saranno nominate è etichettabile come «di partito»; qualcuna non si definisce
neppure di centrodestra; tutte attribuiscono un valore fondamentale alla
propria autonomia. Non vogliamo certo arruolare nessuno. Vogliamo piuttosto
segnalare intellettuali accomunati da un lavoro serio che va in una direzione
diversa (se non propria opposta) rispetto alla sinistra. Intellettuali che
quindi dovrebbero «interessare» al Popolo della libertà all'improvviso affamato
di cultura.
L'Istituto Bruno Leoni è un punto di riferimento
imprescindibile per chiunque, sia pure con sfumature diverse, appartenga
all'universo liberale e libertario. Produce paper, convegni, corsi di studio,
libri e seminari. Dalla cultura, all'economia, passando per l'ambiente e
l'urbanistica: non c'è settore che sia scoperto. Nel suo organico ci sono
fuoriclasse come Carlo Lottieri, Alberto Mingardi, Carlo Stagnaro, Filippo
Cavazzoni, Serena Sileoni. Il «padre spirituale», oltre a Leoni, è Sergio
Ricossa.
Dopo decenni di silenzio, ora vi sono due editori coraggiosi
che hanno portato i classici del liberalismo austriaco e non solo dalle nostre
parti: Liberilibri di Aldo Canovari e Rubbettino di Florindo Rubbettino sono
colonne portanti della cultura liberale italiana. A cui di recente si è
aggiunta, con titoli inattesi e fortissimi, la Marsilio di Cesare De Michelis.
Il «giro» di autori, collaboratori, curatori, prefatori di questi «piccoli» (in
realtà grandissimi) editori è di per sé una mappa del pensiero
storico-filosofico non dogmatico: Giuseppe Bedeschi, Lorenzo Infantino,
Raimondo Cubeddu, Dario Antiseri, Luigi Marco Bassani, Eugenio Di Rienzo,
Giovanni Orsina, Fabio Grassi Orsini, Alessandro Orsini...
Un po' più a destra, l'editore Bietti propone una delle
migliori riviste italiane, Antarès, fucina di talenti coltivati da Gianfranco
De Turris, ove si può leggere di letteratura, economia, polemiche culturali
fuori dagli schemi.
Le associazioni cattoliche sono sempre state ben
organizzate: svolgono un lavoro incredibile sull'istruzione paritaria dal punto
di vista legale, divulgativo, economico, culturale offrendo una mole di dati
impressionante e proposte concretissime per incentivare la libertà di scelta
delle famiglie. Che dire poi di editorialisti e scrittori come Antonio Socci,
Camillo Langone, Luca Doninelli, Davide Rondoni, Luca Negri e tutte le altre
penne affilate che guardano alla Chiesa come punto di riferimento; del gruppo
combattivo che fa capo a Riccardo Cascioli e al rinato quotidiano on line La Bussola;
del lavoro sempre coerente di editori come Lindau, Cantagalli, San Paolo, Ares?
Quotidiani. Il Foglio di Giuliano Ferrara è nato per offrire
un solido retroterra culturale al neonato centrodestra, e ha fatto un lavoro
esemplare. Ha fatto conoscere i valori di un partito liberale di massa, ha
dialogato col mondo cattolico, ha lanciato talenti in grande numero, ha
valorizzato e fatto esplodere geniacci inclassificabili come Pietrangelo
Buttafuoco. Del Giornale non tocca a me dire. Però voglio ricordare chi
combatte o ha combattuto, di recente e con posizioni variegate, la sua
battaglia culturale sulle nostre colonne: Luca Beatrice, Beatrice Buscaroli,
Giampietro Berti, Roberto Chiarini, Dino Cofrancesco, Francesco Forte, Giordano
Bruno Guerri, Giorgio Israel, Luca Nannipieri, Fiamma Nirenstein, Massimiliano
Parente, Francesco Perfetti, Claudio Risé, Vittorio Sgarbi, Stenio Solinas,
Marcello Veneziani, Stefano Zecchi.
Internet? Social Network? Il mondo dei blogger «di destra» è
da sempre all'avanguardia grazie a pionieri come Andrea Mancia fondatore, fra
le altre cose, di Tocqueville.it. Mancia, Bressan, Missiroli e altri hanno
saputo aggregare nella rete le forze conservatrici-liberali, prima della
sinistra, ricavandone una miniera di sapere sul web.
Questo elenco è parzialissimo, chiedo scusa ai moltissimi che nell'impeto
ho certamente dimenticato e ai tanti «cani sciolti» che dell'assoluto
individualismo hanno fatto una religione. D'altronde non serve un elenco
completo: questo è solo un piccolo esempio di cosa si agita fuori dai palazzi
romani. La cultura c'è. Il partito può dire altrettanto?
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