lunedì 29 aprile 2013

“Trovare Gesù fuori dalla Chiesa non è possibile”


di Silvio Brachetta

Nell’omelia tenuta nel giorno del proprio onomastico - 23 aprile, san Giorgio - Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio) riafferma la verità secondo cui è una «dicotomia assurda» dividere Gesù Cristo dalla sua Chiesa, come già ricordava Paolo VI nel 1975: «C’è dunque un legame profondo tra il Cristo, la Chiesa e l’evangelizzazione. […] È bene accennare a un momento come questo, quando avviene di sentire, non senza dolore, persone, che vogliamo credere ben intenzionate, ma certamente disorientate nel loro spirito, ripetere che esse desiderano amare il Cristo, ma non la Chiesa, ascoltare il Cristo, ma non la Chiesa, appartenere al Cristo, ma al di fuori della Chiesa. L’assurdo di questa dicotomia appare nettamente in queste parole del Vangelo: “Chi respinge voi, respinge me”» (Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, n.16).
In particolare il Papa osserva come l’opera di evangelizzazione dei primi cristiani non rafforzasse soltanto, nei convertiti, il legame con Dio ma, allo stesso tempo, si cementava il senso di appartenenza ad un’unica Chiesa Madre, fuori dalla quale ci si sarebbe smarriti. La Chiesa - dice il Pontefice - «diventa Madre, sempre di più, Madre che ci dà la fede, Madre che ci dà l’identità. Ma l’identità cristiana non è una carta d’identità. L’identità cristiana è un’appartenenza alla Chiesa». E infatti - precisa - «trovare Gesù fuori dalla Chiesa non è possibile».
Sono riflessioni, queste, d’immensa portata ecclesiologica, poiché attraverso di esse si chiarifica maggiormente il mistero della Chiesa e del suo legame insopprimibile con Gesù Cristo. E ancora il Papa si sofferma su un altro tema, spesso dimenticato o rimosso dall’omiletica contemporanea: l’incompatibilità sostanziale tra la mentalità di Dio e la mentalità del mondo. Nella Chiesa c’è infatti la persecuzione. O, per meglio dire, Papa Francesco cita direttamente l’insegnamento di sant’Agostino: la «Chiesa va avanti fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni del Signore» (cfr S. Agostino, De Civitate Dei, 18,51,2: PL 41, 614). Come Gesù, i cristiani sono invitati a seguirLo sulla Via della Croce che, solo in un primo momento, dà una «tristezza grande», perché questa Via inevitabilmente «finisce con la gioia» (come sempre attestano i santi).
Quindi, alla fine, nella Chiesa c’è una sicura e intramontabile «consolazione». Non però come la dà il mondo: «se noi cerchiamo soltanto la consolazione - afferma il Santo Padre -, sarà una consolazione superficiale, non quella del Signore, sarà una consolazione umana». Con il mondo, insomma, non bisogna «negoziare», ma è preferibile affidarsi alla santa Chiesa. Se appunto - continua il Papa - «noi vogliamo andare sulla strada della mondanità, negoziando con il mondo - come volevano fare i Maccabei, che erano tentati in quel tempo - mai avremo la consolazione del Signore».
Qua dunque Papa Francesco dà l’autentico significato al dialogo con il mondo, che non deve mai essere il pretesto per negoziare con esso né, tantomeno, per perdere la propria identità.

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