venerdì 19 aprile 2013

Il Concilio restituito alla Chiesa


Nell’Anno della Fede un libro chiede di interpretare correttamente il Vaticano II e restituirlo pienamente alla Chiesa

di Giuseppe Brienza

Il ricordo e l’approfondimento del Concilio Vaticano II nell’Anno della Fede che, fra l’altro, è stato nel 2012 proclamato da Benedetto XVI anche per celebrarne il 50° anniversario della sua apertura, non possono essere staccati dall’impegno della Chiesa ad interpretarlo. Non si può infatti attuarlo senza prima averlo adeguatamente interpretato. Ecco l’aspetto principale di questo “anno del Concilio” inserito nell’ambito dell’Anno della fede 2012-2013.

L’interpretazione del Concilio, infatti, non è ancora finita e durerà probabilmente a lungo. C’è poi la questione del rapporto tra Concilio e post-concilio, che è pure tuttora aperta, soprattutto perché essa dipende dalla esatta interpretazione dei testi emanati dalla grande assise ecumenica.

Intanto esperti ed osservatori continuano a questionare su ricchezze, limiti e sfide del Magistero conciliare e, come scrive il saggista e giornalista cattolico Stefano Fontana nel suo recentissimo libro “Il Concilio restituito alla Chiesa. Dieci domande sul Vaticano II” (con una Prefazione di S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo-vescovo di Trieste, “La Fontana di Silone”, Torino 2013, pp. 192, Euro 18, www.lafontanadisiloe.it), «Sembra che si tratti di una interminabile disputa accademica per gli addetti ai lavori. Invece, comprendere cosa è veramente stato il Concilio è importante per ogni fedele e per tutta la Chiesa. Con una incertezza così grande alle spalle è difficile procedere spediti».

Il volume di Fontana, che è direttore dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa (DSC) e del settimanale diocesano di Trieste «Vita Nuova», si raccomanda innanzitutto perché è scritto nell’ottica dei “non addetti ai lavori”, sebbene l’Autore sia un riconosciuto esperto di DSC. Il libro pone infatti una serie di domande molto semplici a cui fornisce delle risposte altrettanto chiare. Domande del tipo: “Esiste veramente un problema Concilio?”, “Che rapporto c’è tra il Concilio e gli anni ’60?”, “Il carattere pastorale del Concilio è la soluzione o il problema?”, “Il Concilio ha detto qualcosa di nuovo?”, “Ha detto qualcosa di sbagliato?”, “Se il Vaticano II afferma sulla libertà religiosa cose diverse dal Sillabo di Pio IX a quale dei due bisogna dare ascolto?”, “Cosa vuol dire interpretare il Concilio e chi lo deve fare?”.

Insomma, si tratta di uno studio che, riprendendo il tradizionale metodo del “domanda e risposta”, diffuso soprattutto a seguito del famoso “Catechismo di san Pio X”, apporta un contributo molto utile nel tentare di sbrigliare le matasse create da molti studioso e chierici che, non di rado, come scrive Fontana, «ingarbugliano le cose e l’impressione finale è spesso quella di un labirinto».

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