Nell’Anno della Fede
un libro chiede di interpretare correttamente il Vaticano II e restituirlo
pienamente alla Chiesa
di Giuseppe Brienza
Il ricordo e l’approfondimento del Concilio Vaticano II
nell’Anno della Fede che, fra l’altro, è stato nel 2012 proclamato da Benedetto
XVI anche per celebrarne il 50° anniversario della sua apertura, non possono
essere staccati dall’impegno della Chiesa ad interpretarlo. Non si può infatti
attuarlo senza prima averlo adeguatamente interpretato. Ecco l’aspetto
principale di questo “anno del Concilio” inserito nell’ambito dell’Anno della
fede 2012-2013.
L’interpretazione del Concilio, infatti, non è ancora finita
e durerà probabilmente a lungo. C’è poi la questione del rapporto tra Concilio
e post-concilio, che è pure tuttora aperta, soprattutto perché essa dipende
dalla esatta interpretazione dei testi emanati dalla grande assise ecumenica.
Intanto esperti ed osservatori continuano a questionare su ricchezze,
limiti e sfide del Magistero conciliare e, come scrive il saggista e
giornalista cattolico Stefano Fontana nel suo recentissimo libro “Il Concilio restituito alla Chiesa. Dieci
domande sul Vaticano II” (con una Prefazione di S.E. Mons. Giampaolo
Crepaldi, Arcivescovo-vescovo di Trieste, “La Fontana di Silone”, Torino 2013,
pp. 192, Euro 18, www.lafontanadisiloe.it),
«Sembra che si tratti di una interminabile disputa accademica per gli addetti
ai lavori. Invece, comprendere cosa è veramente stato il Concilio è importante
per ogni fedele e per tutta la Chiesa. Con una incertezza così grande alle
spalle è difficile procedere spediti».
Il volume di Fontana, che è direttore dell’Osservatorio Internazionale
Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa (DSC) e del settimanale
diocesano di Trieste «Vita Nuova», si raccomanda innanzitutto perché è scritto
nell’ottica dei “non addetti ai lavori”, sebbene l’Autore sia un riconosciuto
esperto di DSC. Il libro pone infatti una serie di domande molto semplici a cui
fornisce delle risposte altrettanto chiare. Domande del tipo: “Esiste veramente
un problema Concilio?”, “Che rapporto c’è tra il Concilio e gli anni ’60?”, “Il
carattere pastorale del Concilio è la soluzione o il problema?”, “Il Concilio
ha detto qualcosa di nuovo?”, “Ha detto qualcosa di sbagliato?”, “Se il
Vaticano II afferma sulla libertà religiosa cose diverse dal Sillabo di Pio IX a quale dei due bisogna dare
ascolto?”, “Cosa vuol dire interpretare il Concilio e chi lo deve fare?”.
Insomma, si tratta di uno studio che, riprendendo il
tradizionale metodo del “domanda e risposta”, diffuso soprattutto a seguito del
famoso “Catechismo di san Pio X”, apporta un contributo molto utile nel tentare
di sbrigliare le matasse create da molti studioso e chierici che, non di rado,
come scrive Fontana, «ingarbugliano le cose e l’impressione finale è spesso
quella di un labirinto».
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