di Andrea Tornielli
«Lo dico con tutta la stima e l’affetto che ho per Benedetto
XVI: aveva detto di voler rimanere nascosto al mondo dopo la sua rinuncia. Ho
qualche dubbio che il Vaticano sia il luogo migliore perché questo proposito si
avveri...».
Lo scrittore Vittorio Messori, autore di best-seller e
intervistatore di due Papi commenta così l’inedita situazione che da ieri vive
il Vaticano, dove risiedono a poca distanza uno dall’altro il Pontefice
regnante Francesco e il suo predecessore Benedetto XVI.
Vede all’orizzonte problemi di coabitazione?
«Non è questo che mi lascia dubbioso, sia Bergoglio che
Ratzinger sono due persone umili. Ciò che già a suo tempo mi aveva sorpreso è
stata la decisione di Benedetto XVI di rimanere nel “recinto di San Pietro”. Se
il Papa emerito vuole rimanere “nascosto al mondo” forse non dovrebbe abitare
nel luogo più visibile del mondo, cioè il Vaticano...».
È stato spiegato che c’erano ragioni di
sicurezza, che così viene garantita al Papa emerito la privacy.
«Forse si poteva garantire la stessa privacy in qualche
monastero lontano da Roma, con una normale sorveglianza. Ora, vista l’abitudine
di Francesco di muoversi a piedi, capiterà che il Papa e il suo predecessore si
incontrino, magari nei giardini vaticani».
E che problema c’è se si incontrano? Le
immagini della visita di Francesco a Benedetto a Castel Gandolfo hanno mostrato
due uomini a loro agio l’uno con l’altro.
«Ricordo sempre questo motto di Casa Savoia. “Qui si governa
uno alla volta”. L’impressione che si può ricavare dall’esterno è che l’emerito
possa in qualche modo influenzare, suo malgrado, il successore».
Non crede che Ratzinger sarà assolutamente
discreto per evitare questo rischio?
«La situazione è assolutamente inedita e l’idea dell’emerito
che viene considerato come il “consigliere” non mi piace, anche se so che non è
nello stile di Ratzinger».
Non pensa che proprio la sistemazione nell’ex
monastero in Vaticano sia garanzia di isolamento?
«Quel monastero di clausura fu voluto da Giovanni Paolo II,
che desiderava avere accanto a sé delle suore che pregassero per le intenzioni
del Papa, che considerava importante il loro essere lì, a due passi
dall’appartamento papale. Ora, la decisione di accogliere Benedetto XVI e la
sua “famiglia” in questo luogo, mettendo fine al succedersi di diverse comunità
monastiche, non vorrei che facesse passare l’idea che le suore di clausura sono
state fatte sloggiare per far spazio al Papa emerito».
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