di Silvio Brachetta
La pubblicazione di un Libro
bianco sui diritti dell’uomo è solo una delle ultime “stranezze” che
giungono dalla Repubblica popolare cinese, sotto la guida del nuovo Presidente
Xi Jinping (dal 14 marzo) e del rinnovato Comitato permanente del Partito
comunista cinese (Pcc).
Il Renmin ribao (Giornale del popolo) del 14 maggio riferisce della
singolare iniziativa di stilare un rendiconto «sui progressi realizzati nel
Paese in materia di diritti umani nel 2012». In particolare, tramite il Libro - pubblicato dall’Ufficio
informazioni del Consiglio degli Affari di Stato - si vuole «mettere l’accento
sul miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e sull’ampliamento
dello spazio concesso ai cittadini per esprimere la loro opinione».
Il Consiglio assicura che «la causa dei diritti umani in
Cina è entrato in una fase di sviluppo programmato, sostenibile, stabile e
globale» e che «Internet è diventato una piattaforma importante, che permette ai
cittadini di esercitare i loro diritti di conoscere, di partecipare, di essere
ascoltati e di supervisionare». Nell’articolo si parla anche di una
«edificazione della democrazia», par di capire in atto.
Per ora, in ogni caso, le “stranezze” sono più che altro di
ordine programmatico. Ancor prima dell’elezione ufficiale alla presidenza, Xi
Jinping si era pronunciato con una serie di esortazioni rivolte ai membri del
Pcc. «Noi dobbiamo incoraggiare - aveva detto il 2
marzo - lo studio e la [sua applicazione] pratica». In particolare i «funzionari
di partito devono continuare a studiare e considerare lo studio come una
ricerca, un hobby e un sano stile di vita che li renderà felici e desiderosi d’imparare».
Addirittura «il nostro studio deve essere globale, sistematico, e imbevuto
dello spirito di esplorazione». Si direbbe almeno un lodevole desiderio di
apertura verso il mondo esterno.
Pochi giorni prima, il 25 febbraio, esortava
nientemeno sull’«importanza di promuovere lo Stato di diritto a livello globale».
Ma forse la stranezza maggiore, Xi Jinping l’aveva esternata l’8
febbraio, quando esortava il Pcc ad «accettare le critiche». Il Pcc - aveva
detto - «deve essere in grado di sopportare le critiche pesanti, di correggere i
suoi errori se ne ha commessi ed evitare di farne». Persino «i non-comunisti
devono avere il coraggio di dire la verità e rispecchiare autenticamente le
aspirazioni del pubblico». Viceversa, «i critici di personalità non-comuniste
possono aiutare il Pcc a identificare, analizzare e risolvere i problemi».
Sarà Xi Jinping il Gorbaciov cinese, l’affossatore del
socialismo reale e disumano? Nel caso la risposta sia negativa, non sembra
tuttavia prudente auspicare un’altrettanto disumana rivoluzione dal basso.
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