Il Papa santifica i martiri di Otranto, che difesero
la civiltà cristiana contro l'islam e difende la vita contro l'aborto. E cala
la sordina
di Marcello Veneziani
Beh, che vi succede? Tanto entusiasmo per Papa Francesco,
viva i poveri, il dialogo, la pace, buon pranzo, buonasera, che fenomeno, che
mito. Poi il Papa santifica i martiri di Otranto, che difesero la civiltà
cristiana contro l'islam e difende la vita contro l'aborto. E cala la sordina.
Quando tuonerà sulle nozze gay, chiederete di mandarlo a
casa con Ratzinger? Conforta sapere che c'è gente in Italia e in Occidente che
ha il coraggio di difendere il diritto alla vita, dal concepimento alla morte
naturale. Lo chiamano diritto alla vita, forse sarebbe più giusto chiamarlo
dovere alla vita, in tema d'aborto ed eutanasia. È accaduto domenica a Roma, e
prima a Parigi e a Washington, dove Hollande e Obama, non potendo offrire
politiche sociali contro la crisi, distraggono con le nozze gay. Ci sono state
imponenti quanto impotenti marce della vita.
Pur con i miei dubbi, almeno in tema di accanimento
terapeutico, ammiro la loro fermezza, ma proprio perché si appellano alla
realtà devono ammettere una cosa: è una battaglia gloriosa ma destinata a
perdere, come mostra il trend in tutto l'Occidente. Anche tra i più sensibili,
c'è un senso di stanchezza e rassegnazione verso un processo che si avverte
come irreversibile.
Serpeggia l'intima convinzione che la vita abbia perso la
sua partita contro i diritti dell'io, morte inclusa. Restano solo motivate ma
inermi minoranze, residui focolai di fede. Questo aumenta l'ammirazione verso
chi si ostina a marciare, ma proietta su di loro, Papa incluso, l'aura dorata
dei vinti.
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