Riportiamo un articolo
di Jean Madiran, noto scrittore e giornalista francese, uscito sul quotidiano
“Présent” il 19 aprile 2013 (traduzione della redazione di CR).
La grande foto del Cardinale Vingt-Trois campeggia in
copertina a quasi tutta pagina. È pur vero che su “La Croix” lui è di casa. E’
martedì (16 aprile). Gli sono state dedicate anche le pagine 2 e 3 con un
ulteriore foto, un po’ meno grande, con una didascalia che riassume il suo
pensiero: «siamo passati da un cristianesimo sociologico ad un cristianesimo
di scelta».
Bisognerebbe allora sopprimere il battesimo per i bambini, che sono
incapaci di compiere questa scelta? O piuttosto credere che il battesimo non
sia più il sacramento per mezzo del quale noi diventiamo cristiani: che ci fa
diventare figli di Dio, membri della Chiesa ed eredi del Paradiso?
Il Cardinale non sembra rimpiangere il passaggio da un
cristianesimo ad un altro, al contrario. Eccolo nel suo contesto: «Noi siamo
passati da un cristianesimo sociologico ad un cristianesimo di scelta. Questa
mi sembra essere la trasformazione più importante, alla quale noi siamo
inegualmente preparati. È certo che su questo punto bisognerà aiutare i
cattolici ad evolvere…» L’espressione «cristianesimo sociologico» è
evidentemente peggiorativa. Vuole arbitrariamente caricaturizzare il
cristianesimo basato sulla pietà filiale, sul catechismo per bambini, sulla
scuola cristiana, sulla vita liturgica. Quanto al «cristianesimo di scelta»
esso non sembra essere una grande novità, anzi è sempre esistito fin dal
principio; a questo proposito Gesù metteva in guardia gli apostoli dicendo: «Non
voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gn. 15, 16) «Chi non
accoglie il Regno di Dio come un bambino non vi entrerà» (Lc. 18,
17).
Quattro o cinque anni fa noi avevamo posto questa obiezione
al Direttore ecclesiastico di “La Croix”, Michel Kubler che non cessava, anche
lui (o lui per primo?), di militare in favore di un “cambiamento”, per «il
cambiamento – diceva – da una Fede ereditata ad una Fede scelta». Il
Padre Michel Kubler se ne è andato senza avere mai risposto, ma nella diocesi
di Parigi la sua religione è rimasta.
Il “cristianesimo di scelta” ha un suo proprio empirismo
disorganizzatore: «La nostra esperienza ecclesiale francese veicola una
visione incosciente di una coincidenza fra la Chiesa e la società, fra la
Chiesa ed il potere. Coincidenza che non è più rivendicata in maniera
simmetrica, da dopo la Rivoluzione francese». Siamo noi che sottolineiamo
la parola «coincidenza» perché non è la parola giusta. Al suo posto
bisognerebbe inserire la parola “gerarchia”. Gerarchia naturale fra la politica
e la morale. Gerarchia sovrannaturale fra il potere (politico) della società e
la parola di Gesù ed i sacramenti che Egli ha dato alla sua Chiesa. Non si riesce
a capire come la dottrina di Cristo-Re possa trovare spazio in questa ambigua
dichiarazione del Cardinale. Dottrina abbandonata? Abbandonata da chi? In ogni
caso non a partire dalla Rivoluzione Francese, semmai dopo (molto dopo) questa
Rivoluzione.
La dichiarazione del Cardinale si chiude con questo
ammonimento: «Il progetto per la Chiesa del XXI secolo non può essere quello
di ricostituire la Chiesa del XIX Secolo». La Chiesa del XIX secolo non
merita questo disprezzo. Era la Chiesa che inviava i missionari francesi nel
mondo intero, mentre la Chiesa del XXI secolo avrebbe piuttosto bisogno di
riceverne. Quello che conta, quello di cui noi abbiamo bisogno, non è quello
che da un secolo all’altro cambia nella Chiesa, bensì quello che attraverso i
secoli non è mai cambiato e non cambierà mai, malgrado tutti i tentativi di
volerci far evolvere verso un altro cristianesimo.
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