venerdì 25 giugno 2010

Ancora su Galileo Galilei


È il caso di precisare che la scoperta di Galileo è più importante di quanto si possa pensare. Il fatto, cioè, che la quantità numerica da contingenza accidentale diventi parte integrante e necessaria della sostanza aristotelica, non è più una scoperta limitata alle scienze dianoetiche, ma investiga direttamente anche la metafisica epistemica.
Se, infatti, il numero è in una qualche relazione con la sostanza o con l’essenza (o con la natura) delle cose, allora il numero è anche in relazione con le realtà soprannaturali, perché le essenze (idee platoniche) sono concepite trascendenti. Quindi il numero o quantità ha una qualche relazione diretta anche con la sostanza di Dio. A ragione, pertanto, Galileo comprende di aver individuato una verità decisiva non soltanto per la scienza empirica e sperimentale (dianoetica), ma pure per l’approccio ad un discorso filosofico sulla realtà universale, naturale e soprannaturale. Insomma, per mezzo della quantità numerica diventa lecito “misurare” tanto la fisica quanto la metafisica.
Sopraggiunge, però, nella speculazione galileiana un equivoco, forse dovuto al troppo entusiasmo dello scienziato, che segnerà tutta la storia del pensiero futuro. Così come la dianoia fa parte della conoscenza epistemica in quanto vestibolo della scienza somma (episteme), anche il numero o la quantità numerica ci informa delle sostanze soprannaturali, in quanto vestibolo delle ragioni eterne. Galileo, però, sembra convinto che il numero esaurisca totalmente la realtà degli enti naturali e soprannaturali, al punto che la Rivelazione divina soprannaturale dev’essere, secondo lui, interpretata alla luce dell’esperimento rigoroso e matematico. Lo scienziato non si limita ad affermare l’importanza della logica matematica come mezzo per accedere alla comprensione del mondo iperuranio, in attesa di una metalogica più adatta. No. Galileo crede di poter accedere all’abisso dell’eternità con gli strumenti della creatura.
Crede che basti contare per comprendere Dio, a prescindere dalla Grazia. Crede che il cervello di Dio differisca da quello umano perché è più pesante o più grande. Malinteso dei malintesi.
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silvio

2 commenti:

Riccardo ha detto...

E' esattamente il malinteso di chi dice "la scienza è meglio della fede perché da molte certezze", senza accorgersi che dicendo in questo modo confonde due piani distinti. La scienza ha il suo piano, la fede il suo. Pensare che siano sullo stesso piano è da scientisti.

silvio ha detto...

Esattamente. Direi anche: le scienze sono su un piano diverso dalla fede. La Scienza è nella Fede sullo stesso piano, difatti è un dono dello Spirito Santo. Per accedere alla Scienza serve la metalogica dell'amore.