giovedì 17 giugno 2010

Si vultis habere dulcedinem fructus crucis…


«Nella via della Croce, soltanto il primo passo costa. […] La Croce è il libro più sapiente che si possa leggere. […] Quanto più si è alla sua scuola, tanto più si vuole rimanervi. Il tempo vi passa senza noia. Si sa tutto quello che si vuole sapere, e non si è mai sazi di ciò che vi si gusta. […]  Bisogna chiedere l’amore per le croci: allora diventano dolci.»
San Giovanni Maria Vianney

Sono nella fase delicata di dovermi fidare delle croci che mi vengono. In effetti le parole del Curato d’Ars si realizzano, se mi trovo o rimango nella preghiera. In caso contrario, le croci riacquistano il loro peso e soprattutto l’inquietudine, che è una buona parte del peso delle croci quotidiane.
Nella preghiera, dicevo, mi sembra di entrare in una caverna in penombra, dove tutto è quiete e riposo. La stranezza è che la croce non scompare, ma si trasforma in qualcosa di simile ad una pianta antica e mistica. Tutto questo avviene non in visione, ma in sensazione, che differisce dalla sensibilità per una propria estesìa metarazionale.
Comunque, al posto delle parole aspetto il momento in cui le parole non siano più necessarie. È allora che la navigazione entra per mari oscuri e calmi.
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silvio

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