martedì 22 giugno 2010

Carta canta


Ma guarda la coincidenza. Oggi è il compleanno della Sacra Congregatio de Propaganda Fide, costituita il 22 giugno 1622 dal Pontefice Gregorio XV.
Il suo motivo d’essere - della Congregazione, non di Gregorio XV - non è precisamente quello di fungere da «“immobiliare” del Vaticano che trova casa ai vip», così come ironizza l’Unità. Non si può dire che Propaganda Fide abbia dormito, lungo i secoli. Se il mondo conosce Cristo è per la grande vitalità che il carattere apostolico di Santa Romana Chiesa ha sempre palesato, anche molto prima del XVII secolo.
Ma la Chiesa - va chiarito apologeticamente - non può fare a meno del danaro fin dai tempi del Fondatore. Gesù era vestito assai dignitosamente; gli apostoli pure (giravano persino armati, anche dopo l’incontro con il Maestro). Si teneva una cassa comune e il Cenacolo, ampio e decoroso, si trovava al piano superiore di una casa evidentemente non piccola. Non parliamo poi della comunità cristiana che, dopo la morte e risurrezione del Cristo, metteva beni e danari in comune.
La povertà risiede nel cuore, nel senso che l’amore richiede un attaccamento al danaro nullo - non debole, nullo. Sono dunque tutti così i cristiani? Poveri e amanti del prossimo? No, ovviamente. E fin dall’inizio: i frutti delle elemosine erano affidate a Giuda Iscariota, al quale però non importavano i poveri «perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro» (Gv 12, 6).
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silvio

2 commenti:

Riccardo ha detto...

C'è poi da dire che fu Giuda a dire che il prezioso aroma con cui la peccatrice unse i capelli di Gesù doveva essere venduto per dare il ricavato ai poveri. La risposta di Cristo fu semplice: i poveri sono sempre con noi, Lui no. Insomma, non condannò il gesto, tutt'altro.

lucy ha detto...

hai ragione già allora a ben indagare si capisce dove finivano la maggior parte delle elemosine!