È uscita la decima
lettera di Natale da parte del noto gruppetto di preti buoni in perpetua
protesta contro la «gerarchia» cattiva della Chiesa alla quale appartengono.
Il gruppetto è composto dai seguenti chierici: Pierluigi Di
Piazza, Franco Saccavini (Udine); Mario Vatta (Trieste); Giacomo Tolot, Renzo
De Ros, Piergiorgio Rigolo (Pordenone); Luigi Fontanot, Alberto De Nadai,
Andrea Bellavite (Gorizia); Antonio Santini (Vicenza); Albino Bizzotto (Padova).
La lettera è una fotocopia delle precedenti. Gli argomenti
sono sempre quelli, a cui il Magistero ha dato abbondanti risposte. E cioè: a) la
«gerarchia» è «timorosa» e loro invece sono coraggiosi; b) i sacerdoti devono
sposarsi; c) bisogna dare la comunione ai divorziati risposati; d) non è giusto
parlare di «valori non negoziabili», perché tutto dev’essere negoziabile e
sottoposto a discussione perpetua (finché loro la spuntano); e) la Chiesa dev’essere
povera; f) le donne devono essere ammesse al sacerdozio; g) nessuna critica
agli omosessuali.
Il gruppetto si sente unito «a quanti, sacerdoti e laici,
donne e uomini dell’Austria e della Svizzera tedesca, movimenti
ugualmente presenti in Germania, Belgio, Olanda, Francia e Italia,
operano per una Chiesa dal volto evangelicamente più umano e con insistenza
chiedono un dialogo aperto e sincero su alcune questioni fondamentali». Cioè si
sente unito, senza nominarla, alla Pfarrer
Initiative - i noti scismatici dell’«appello alla disobbedienza», secondo
cui la Chiesa si dovrebbe protestantizzare.
Loro insistono. E anch’io insisto nel domandare: a quando un
severo provvedimento canonico contro tali predicatori ostinati e disobbedienti?
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silvio
1 commento:
Un provvedimento canonico? Farebbe il loro gioco e sarebbero soddisfatti di fare i " martiri" oltre che "profeti",questo non occorre dirlo. Bisogna rassegnarsi: a ogni arrivo di Natale appaiono i panettoni e la lettera dei Dieci, e noi siamo sazi degli uni e degli altri,ma che Natale sarebbe senza anche queste tradizioni? È poi,poveracci,grigi e rugosi, non fanno altro che commemorare la loro gioventù lontana. Sono come certi 50/60enni e oltre che,pelati, si ostinano a tenersi la coda di cavallo dopo trent'anni. Non condanniamoli ma comprendiamoli e compatiamoli
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