“Io ho voluto bene al
pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita.
Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di
protesta contro un pubblico che manda “Io tu e le rose” in finale e ad una
commissione che seleziona “La rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee
a qualcuno. Ciao. Luigi”.
Certamente l’atto estremo che Luigi Tenco compì il 27
gennaio 1967 a Sanremo, suicidandosi con un colpo di pistola alla tempia
all’interno dell’Hotel Savoy, non era rivolto contro Orietta Berti e Gianni
Pettinati, interpreti delle canzoni citate nel messaggio finale. Va ricercato
all’interno di una visione del mondo che ha perduto la dimensione trascendente,
la centralità di Dio nella vita dell’uomo. Il mondo, senza Dio, non è capace di
rispondere alle legittime aspirazioni umane ed al desiderio di felicità del
cuore dell’uomo. [leggi
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© Vita
Nuova
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